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Trend e Ispirazioni sull’equity crowdfunding

Crescita del fatturato e rivalutazione delle quote: cosa succede dopo una campagna di crowdfunding?

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Si spengono i riflettori su una raccolta in equity crowdfunding di successo, ma poi come continua l’avventura imprenditoriale? L’azienda che ha raccolto cresce e raggiunge gli obiettivi di business oppure va in crisi e chiude i battenti? Gli investitori ci hanno guadagnato dopo un tot di anni e se sì, quanto?

Sono tutte domande fondamentali, ma su cui spesso non c’è informazione né particolare consapevolezza. Invece capire il valore degli investimenti fatti e quindi in parallelo anche la bontà della selezione delle campagne portate online è molto rilevante. Soprattutto per le piattaforme. Per questo CrowdFundme, portale di crowdfunding tra i più grandi d’Italia, ha chiesto al Politecnico di Milano di analizzare le performance post raccolta di PMI e startup, che hanno concluso con successo almeno una campagna sulla piattaforma, in un arco di tempo che va dal 2013 fino alla fine del 2021. Quindi con una prospettiva di medio e lungo periodo.  

L’indagine del Politecnico di Milano

Il campione analizzato dagli studenti del Finance Lab di Polimi è composto da 103 aziende. Questo campione è un sottoinsieme delle campagne totali andate a buon fine sulla piattaforma (145), perché esclude sia le campagne concluse nel 2022 e nel 2023, sia quelle che hanno riguardato veicoli finanziari.

Due risultati sono particolarmente interessanti: il tasso annuo di crescita composto (CAGR) del fatturato che a due anni è del 21% e la rivalutazione degli emittenti fissata a 3,81x. Quindi crescita consistente nel post campagna e una rivalutazione dell’investimento di quasi 4 volte. Ma parliamo pur sempre di medie, con settori e tipi di aziende che performano meglio di altre. Ad esempio, la crescita media più alta è quella di aziende che operano nel settore Leisure, travel e sport, con un notevole +472%. Mentre dall’altra parte dello spettro troviamo il settore healthcare, che fa registrare un tasso di crescita negativo per i primi due anni. Parlando poi di valutazioni post campagna, quella più alta è fatta registrare dal segmento online services e sharing economy con un 6,75x.

Leggi anche – Crowdinvesting, il Politecnico di Milano: “Raccolta equity in calo di 20 milioni, cresce il lending. Per il 2023 c’è molta incertezza”

La sostenibilità del business

Ovviamente la crescita non è tutto. Bisogna anche considerare la sostenibilità di un business nel medio e lungo periodo. Su questo aspetto le PMI battono senza alcun dubbio le startup. Nel report Polimi, infatti, si legge: “Analizzando le linee di trend, è possibile notare come una percentuale molto maggiore di PMI rispetto alle startup registri un EBITDA positivo già prima della campagna su CrowdFundMe. Lo stesso trend vale anche per gli utili. Simmetricamente, più di metà delle startup deve ancora raggiungere il BEP (cioè il punto di pareggio tra vendite e costi di produzione) sia a livello di EBITDA sia di utile. Questo è dovuto alla scalabilità del progetto, ai costi operativi elevati, e al network ancora in espansione”.

Inoltre, quali elementi della raccolta online possono influenzare positivamente la crescita del fatturato di un’azienda, dopo la chiusura della sua campagna di crowdfunding?

Il fatturato post-campagna

Secondo l’analisi statistica fatta dal Politecnico di Milano, c’è sempre una correlazione positiva tra: “Il numero di investitori in fase di crowdfunding e il fatturato delle aziende post campagna. Aziende che ricevono maggiore attenzione tra gli investitori tendono quindi ad avere ricavi maggiori successivamente alla campagna. Il fatturato post-campagna è inoltre positivamente influenzato, con alta significatività, dal fatturato dell’anno in cui la campagna è stata chiusa”. 

Infine è interessante guardare a qualche campagna specifica, soprattutto tra quelle che rientrano nella categoria dei top performer. In particolare le prime tre campagne di raccolta, che hanno visto una forte rivalutazione del capitale investito sono state quelle di: CleanB&B che si occupa di gestione affitti brevi (rivalutazione 22.59x), di MyCookingBox che commercializza box gourmet (19.23x) e di Winelivery, il servizio di consegna a domicilio di vino, birra e altre bevande (18.13x). Peraltro sono tutte campagne chiuse tra il 2016 e il 2017. Un’altra epoca rispetto al lungo inverno degli investimenti in startup, che dura ormai da un anno a livello globale e i cui effetti si cominciano a vedere da qualche mese anche in Italia.

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a cura di Luca Francescangeli