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Mercato europeo del crowdfunding: arrivano le piattaforme estere, mentre l’Italia resta indietro

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mercato europeo crowdfunding

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Manca ormai meno di un mese al 10 novembre, data in cui entrerà in vigore senza appello la normativa sugli European Crowdfunding Service Providers. Ad oggi – 16 ottobre – nessuna piattaforma italiana è ancora riuscita a ottenere la licenza nazionale, che deve essere rilasciata da Consob, in collaborazione con Banca d’Italia. La licenza è il requisito indispensabile per continuare a raccogliere sul territorio nazionale e volendo anche per sollecitare la raccolta di capitali in altri mercati comunitari. Il nuovo quadro normativo sugli ECSP, infatti, ha creato il mercato unico europeo del crowdfunding. Mercato che già da subito marcia a due velocità, con l’Italia fanalino di coda tra le grandi economie continentali.

L’Italia e la concorrenza europea

A dire il vero una piattaforma italiana autorizzata c’è già da diversi mesi. Si tratta di Evenfi (ex Criptalia). In quel caso, però, il management della startup bergamasca ha deciso di prendere la licenza in Spagna, di fatto il loro secondo mercato. Decisione lungimirante e iter concluso con agilità. Mentre qui in Italia siamo stati rallentati prima da un tardivo recepimento nel nostro ordinamento del regolamento europeo 2020/1503 e poi dalla burocrazia. 

Indipendentemente dai problemi interni, dal 10 novembre, arriverà la competizione estera. Piattaforme grandi e piccole potranno sollecitare gli investitori italiani a mettere soldi sulle loro campagne. In molti casi lo sbarco non sarà immediato, ma ci sarà. Per operare nel nostro paese le piattaforme estere dovranno rispettare tutti gli obblighi di legge, come avere il sito in lingua italiana. 

La competizione estera

Tra i player più grandi c’è Crowdcube, che ha preso sin da subito la licenza in Spagna. Parliamo del portale più grande in UK per volumi di raccolta, insieme a Seedrs. Proprio Seedrs, invece, manca ancora all’appello. Da tempo è nota la loro strategia di aprire in Irlanda per prendere così la licenza europea. Ma al momento non risultano piattaforme irlandesi all’interno del registro dei provider autorizzati, che è tenuto da ESMA.

Un altro player in arrivo è l’americano Wefunder, che si occupa principalmente di investimenti in startup e che ha preso la “cittadinanza europea” aprendo la sede locale in Olanda, con relativa licenza nazionale.

Sempre in campo generalista, ci sono almeno altre due piattaforme che stanno pensando di sbarcare in Italia: la lituana Crowdhero e la rumena Seedblink.

Green Economy e real estate

Per quanto riguarda il verticale della green economy e delle energie rinnovabili, la francese Enerfip e la spagnola Fundeen hanno già dichiarato a ESMA la loro intenzione di raccogliere nel nostro paese.

Anche nel settore del real estate, probabilmente il settore più interessante del crowdinvesting italiano negli ultimi anni, ci sarà uno sbarco di piattaforme estere. Al momento possiamo inserire in questo elenco Crowdestate ed Estateguru dalla Lettonia, Raizers dalla Francia e Urbanitae dalla Spagna.

Insomma i player esteri ci sono e alcuni di questi possono contare su dimensioni e volumi importanti. Di fatto il mercato unico del crowdfunding esiste già da mesi, ma l’Italia è per ora assente ingiustificata.

a cura di Luca Francescangeli