A livello globale, il crowdfunding per progetti immobiliari ha raggiunto i 9.1 miliardi di dollari di valore nell’ultimo anno. Una crescita notevole e superiore alle previsioni degli analisti, a dimostrazione che il comparto non si è solo scrollato di dosso le ultime tossine della crisi pandemica, ma sta mostrando anche una certa resistenza al quadro macro-economico generale, che a causa degli alti tassi d’interesse in Europa e in USA, sta facendo rallentare il mercato immobiliare.
Report crowdfunding immobiliare: i dati per l’Italia
Questa fotografia arriva dal sesto report sul real estate crowdfunding, stilato dal Politecnico di Milano – sotto la guida del prof. Giancarlo Giudici – e con il contributo economico della piattaforma specializzata Walliance. L’analisi ha coinvolto 146 piattaforme a livello internazionale, di cui 79 all’interno dell’Unione Europea. Dall’inizio delle analisi annuali dell’ateneo milanese, come dicevamo siamo ormai alla sesta edizione del report, il cumulato mondiale delle raccolte in real estate crowdfunding ha superato i 45 miliardi di euro.
L’Italia è anche quest’anno quarta in Europa per volumi di raccolta, arrivando a 172.5 milioni di euro, in crescita del 35% rispetto al precedente report. Nel periodo luglio 2022-giugno 2023, il Politecnico di Milano ha registrato nel nostro paese 500 campagne chiuse con successo, di cui solo 27 in equity. Tutto il resto è stato movimentato dal lending.
La Lombardia continua ad essere il motore del crowdfunding immobiliare italiano con il 42% dei progetti totali riferiti a quella regione (di cui il 21% solo nella città metropolitana di Milano). Ma il fenomeno è attivo e sta crescendo in molte aree del paese, da nord a sud: l’Emilia–Romagna ha raggiunto il 10%, la Sicilia il 5% e la Liguria il 4%. Mantengono buone percentuali il Lazio (10%), la Toscana (9%) e il Piemonte (8%).
Leggi anche – Osservatorio crowdinvesting: battuta di arresto, cresce solo l’immobiliare
Report crowdfunding immobiliare: lo scenario europeo e USA
Allargando lo sguardo all’Unione Europea, i tre mercati principali sono nell’ordine Francia, Germania ed Estonia. La Francia, in particolare, si conferma leader con una raccolta superiore a 1.3 miliardi di euro su un totale UE di 2.8. Tra le piattaforme continentali le top tre per raccolta complessiva sono la tedesca Exporo, la francese ClubFunding e l’estone EstateGuru. Per l’Italia figura in classifica solo con Walliance, che arriva al 23esimo posto su 25.
Da non sottovalutare anche l’importanza dei mercati europei che non aderiscono all’Unione Europea, in particolare UK, Norvegia e Svizzera. Questi tre paesi hanno complessivamente raccolto l’equivalente di 1.6 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi analizzati dal report di Polimi.
Ma a fare la parte del leone sono sempre gli USA: lì la raccolta complessiva è arrivata a 6.3 miliardi di dollari a fine 2022, triplicata rispetto a quanto fatto nei dodici mesi precedenti. D’altronde il real estate crowdfunding lo hanno “inventato” gli americani, mentre per altri mercati, come da noi in Italia, si tratta di un’innovazione relativamente recente.
Sia in UE, sia in USA il numero complessivo delle piattaforme che si occupano di real estate crowdfunding è diminuito negli ultimi 12 mesi. Un movimento che porta verso meno player ma di dimensioni maggiori. Un trend che dovremmo vedere rafforzato nei prossimi mesi, quando entrerà pienamente in vigore la normativa europea sugli ECSP. Peraltro all’inizio di settembre ancora nessuna piattaforma italiana ha ancora ottenuto la licenza nazionale, indispensabile per continuare a raccogliere denaro dal 10 novembre.
Le prospettive per il futuro
In generale, gli investitori sembrano apprezzare il real estate crowdfunding, perché la casa e suoi affini sono asset d’investimento di facile comprensione, che mediamente permettono di rientrare in tempi più brevi, rispetto a quanto avviene per gli investimenti in PMI o in startup.
Il report di Polimi e di Walliance, infine, prospetta una crescita ininterrotta del real estate crowdfunding nei prossimi 12 mesi e trasversalmente su tutte le aree geografiche. In Italia il target sarebbe quello di una raccolta cumulata di poco inferiore a € 600 milioni, il che significherebbe arrivare più o meno ai livelli già fatti registrare nei 12 mesi precedenti. Un traguardo non banale, vista l’incertezza sulla velocità di autorizzazione delle piattaforme locali alla luce degli obblighi previsti dalla normativa europea sugli ECSP.
a cura di Luca Francescangeli