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Innovazione e fintech non entrano in campagna elettorale

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Il tema dell’innovazione nella campagna elettorale

Le elezioni nazionali sono ormai alle porte e i temi principali messi sul tavolo dai partiti sono più o meno gli stessi per tutti: la crisi economica ed energetica, la guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi, il lavoro. Tutti temi importanti, ma in questa campagna elettorale temi come l’innovazione, il fintech, la finanza alternativa e il crowdfunding sono di fatto assenti. Certo, non sono temi nazional-popolari, ma certamente sono rilevanti per il futuro del nostro paese. Abbiamo fatto un punto pre-elettorale con Alessandro Maria Lerro, avvocato di Avvocati.net e cofondatore di Assofintech.

L’analisi dell’avvocato Lerro sulla normativa e l’interesse della politica

“In questi ultimi mesi ho notato una grande differenza di intenti tra Europa e Italia – spiega LerroSe guardiamo al fintech, ad esempio, l’Europa ha prodotto molte nuove regole, secondo alcuni anche troppe, per un settore che viene considerato strategico. In Italia, invece, nulla si muove. Forse perché non c’è interesse da parte di istituzioni e politici nazionali. Eppure il fintech, la finanza alternativa e il crowdfunding sono temi centrali per il paese. Perché permettono di raccogliere capitali alle aziende escluse dai canali bancari tradizionali. Perché danno ai piccoli investitori un’opportunità di collocamento dei propri risparmi. Perché, aiutando le imprese a meglio finanziarsi, si rafforza la capacità competitiva del tessuto produttivo nazionale, soprattutto nei confronti dei concorrenti esteri”.

Insomma la finanza alternativa, di cui il crowdfunding sia in equity sia in lending fa parte, è ormai una leva fondamentale per migliaia di PMI italiane. Una leva che permette anche di sostenere l’innovazione di prodotti e processi.

“Nessun partito sembra essere davvero interessato al tema più generale dell’innovazione. Chi sarà l’interlocutore del settore nel nuovo parlamento? Abbiamo bisogno di un vero digital champion, che possa portare le nostre istanze in parlamento e nei ministeri. Non conta il colore politico, basta che sia una persona propositiva e capace di entrare in temi complessi: qui c’è in ballo il futuro dell’Italia. Spero che tra i nuovi eletti ci sia qualcuno in grado di raccogliere questa sfida. Le cose da fare sono tante. Un esempio è la revisione della legge sulle startup: dopo 10 anni dall’entrata in vigore del decreto legge 179 del 2012, è tempo di fare un bilancio serio su cosa ha funzionato e cosa no. Da lì bisognerà partire per capire quali aggiornamenti sono necessari per regolare e far crescere al meglio questa tipologia di aziende”.

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Cosa succederà con l’arrivo nel nuovo Regolamento europeo sul crowdfunding

A proposito di cose da fare, ci sono novità sulla – ormai tanto attesa – nomina dell’ente nazionale, che si dovrà occupare del rilascio delle licenze italiane ai portali di equity e lending crowdfunding, così come stabilito dal nuovo regolamento europeo?

“Potremmo essere vicini a una soluzione – risponde ancora Lerro –  Grazie alla legge 127/2022 del 4 agosto, infatti, il governo ha ricevuto la delega per attuare la nuova normativa europea sul crowdfunding. Un potere di attuazione che può esercitare anche un esecutivo dimissionario. A questo punto mi aspetto che, entro fine settembre, venga identificato il nuovo ente, sbloccando un impasse che dura da molti mesi. So che il testo è già pronto e probabilmente lo strumento utilizzato sarà un decreto legge”.

Insomma – salvo intoppi – da ottobre le piattaforme italiane potrebbero cominciare a fare domanda di rilascio delle nuove licenze. Licenze che permettono di sollecitare e sollecitare investimenti in tutto il mercato unico europeo. Per mettersi in regola c’è tempo fino a novembre 2023. Sembra una scadenza lontana, ma non lo è.

articolo a cura di Luca Francescangeli