Un portale italiano di crowdinvesting ha già circa il doppio della media nazionale di investitrici e ha ora deciso di riservare lo 0.5% di rendimento in più per gli investimenti fatti da donne.
Opstart e l’iniziativa per colmare il gender gap

La piattaforma è Opstart, che qualche giorno fa ha rivelato come le donne siano attualmente il 18,37% dei propri investitori in equity crowdfunding. Mentre la media nazionale del settore – misurata dal Politecnico di Milano – si ferma a solo il 10.13%. Questi numeri ci dicono due cose: il mondo degli investimenti in crowdfunding è ancora quasi tutto al maschile e c’è ancora tanta strada da fare verso una effettiva parità di genere, che possa neutralizzare una disparità dalle radici profonde e da combattere con una prospettiva di lungo periodo.
“Per Opstart è sempre stato importante provare a colmare la differenza del coinvolgimento di genere nella finanza alternativa e nella gestione delle proprie risorse economiche – spiega Giovanpaolo Arioldi, CEO di Opstart – Riuscire quasi a duplicare la media di mercato di investitrici che hanno utilizzato il nostro portale ci conferma che il potenziale è ancora enorme, ma che allo stesso tempo stiamo andando nella giusta direzione, sia in termini di campagne selezionate che di messaggi verso il cliente”.

Da qui la decisione di riservare fino al 31 marzo lo 0.5% in più a tutti i nuovi investimenti fatti da donne sul portale controllato Crowdlender, che si occupa di lending crowdfunding e che vede già oltre il 20% di investitrici attive.
Ma chi sono queste investitrici in crowdfunding? Secondo i dati di Opstart, sono principalmente donne che vivono nel nord Italia (oltre il 50%) e che in genere hanno un’età compresa tra i 35 e i 50 anni.
Interessante anche il fatto che il team di Opstart sia al 60% femminile e guidato dalla general manager Anna Raschi. Una decisa e positiva controtendenza rispetto al settore fintech e tecnologico in generale.