Inizia con slancio il 2023 di Recrowd, piattaforma di lending crowdfunding che aveva già chiuso un 2022 da incorniciare, diventando la prima piattaforma italiana per volumi di raccolta.
A dicembre dello scorso anno, infatti, l’asticella si era fermata a circa 33 milioni di euro. Mentre sono già 16,8 milioni i capitali raccolti nei primi tre mesi del 2023, con 4,97 milioni già restituiti agli investitori.
Recrowd si occupa di crowdfunding nel settore immobiliare, facendo incontrare progetti di sviluppo edilizio con possibili investitori diffusi. Il crowd, appunto. È possibile investire senza nessuna commissione in progetti immobiliari, a partire da soli 250 € e conoscendo a priori la durata dell’investimento e il rendimento atteso. Questo perché si tratta di un lending, cioè di un prestito. I rendimenti variano da campagna a campagna, ma i dati di Recrowd ci dicono che oscillano tra l’8 e il 12% lordo. Cifre notevoli in tempi normali. Figuriamoci durante l’attuale periodo di rallentamento dell’economia nazionale e globale. Ma qual è il segreto di questa crescita in accelerazione?
Crescita a lungo termine grazie alle partnership strategiche

“Le partnership strategiche sono state un driver fondamentale per organizzare un percorso di crescita come quello dello scorso anno – risponde Gianluca De Simone, ceo e co-founder di Recrowd – Inoltre l’aumento di interesse verso la nostra attività e la flessione degli investimenti nel settore startup, tramite crowdfunding, ci sta permettendo di lavorare con una prospettiva di crescita a lungo termine, che già in quest’anno sta lasciando un segno evidente nell’intero mercato del crowdfunding”.
Dal 2019 a oggi, la piattaforma ha raccolto più di 61 milioni di euro di capitali attraverso 120 progetti, per un totale di 58 operazioni concluse e restituite.
E con la crescita dei volumi, cresce anche la necessità per Recrowd di offrire ai propri investitori un servizio più snello per gestire la tassazione dei rendimenti finanziari. Dal marzo scorso, infatti, la piattaforma ha siglato un accordo con PituPay, istituto di pagamento italiano appartenente al Gruppo Prestiamoci. PituPay agisce ora da sostituto unico d’imposta, ai sensi dell’art. 106 del Testo Unico Bancario. In questo modo la gran parte degli investitori che utilizzano la piattaforma potranno applicare l’imposta sostitutiva al 26%, evitando così gli obblighi dichiarativi e il conseguente pagamento dell’IRPEF sugli interessi maturati, pagamento che varia in base al reddito dal 23 al 43%. Insomma, gli investitori riceveranno solo i rendimenti netti, pagando in media meno tasse e senza dover assolvere ad altri obblighi fiscali. Decisamente un bel passo avanti.
Pubbliredazionale