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Startup: tre errori da evitare per non fallire

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Fare startup non è affatto semplice, anzi è quasi una missione suicida. Non ci credete? 

Un dato su tutti: secondo un recente report di Startup Genome il tasso di mortalità di startup innovative a 18 mesi è del 92%: in pratica solo 8 aziende su 100 superano il primo anno e mezzo. Poi bisogna vedere non solo chi riesce sopravvive, ma soprattutto chi avrà successo nel proprio mercato di riferimento. Insomma è un po’ come cantava Morandi quando diceva che solo uno su mille ce la fa…

In questo scenario, arriva l’analisi dell’incubatore Peekaboo, che attraverso il suo COO e co-founder Federico Belli presenta i tre errori mortali più frequenti fatti dai founder. Questo trittico è da evitare assolutamente, prendete nota e magari verificate che la vostra startup non stia andando verso gli scogli.

Non investire nella formazione imprenditoriale

Laddove non si conoscono i framework, infatti, il rischio di fallimento dell’iniziativa nei primi mesi è altissimo. Se si è alle primissime armi è quindi utile fare un lavoro di conoscenza preliminare, mentre se si è già in possesso delle competenze necessarie si può eludere questo step e andare direttamente a lavorare sul business model. Startup diverse necessitano quindi interventi differenti, motivo per cui la metodologia standardizzata risulta ormai obsoleta, rendendo al contrario necessario un percorso di pre-accelerazione personalizzato e flessibile.

Focalizzarsi solo sulla ricerca fondi

Pensare che l’unico obiettivo sia quello di trovare fondi per i propri progetti, senza prima individuare quali saranno i propri clienti di riferimento futuri e senza conoscere lo scenario competitivo, il mercato di riferimento e la strategia di sviluppo ottimale.

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Fare una cattiva impressione a un investitore

Magari proprio a causa di una scarsa preparazione nei punti 1 e 2. Essendo il mercato delle startup piuttosto ristretto, un errore di questo tipo potrebbe influenzare anche l’idea di altri investitori. Obiettivo degli incubatori è quindi cercare di evitare questo scenario, facendo comprendere alle startup che si affidano a loro quando è il momento giusto per parlare con gli investitori e suggerendo i più adatti a seconda del settore in cui operano e della fase di vita in cui si trova la startup.

Questo il podio secondo l’incubatore Peekaboo, che ha peraltro da poco lanciato un nuovo programma di pre-accelerazione, ma di certo la lista di pericoli mortali può allungarsi ulteriormente. Come il non tener conto del reale cash flow aziendale: più di una startup, ma anche scaleup, sono finite male a causa di una certa miopia finanziaria e gestionale.

a cura di Luca Francescangeli