Finanziare le cause legali delle PMI con il crowdfunding. È questa l’idea alla base di Crowdlegal, nuovo portale specializzato che appartiene a Opstart, hub del crowdinvesting nazionale attivo dal 2015.
Crowdlegal: il primo portale italiano di litigation crowdfunding
Molte imprese in Italia sono costrette ad abbandonare azioni legali nei confronti di controparti finanziariamente più solide, per mancanza di risorse: la durata dei processi è un punto debole del sistema giudiziario italiano e la strategia più comune della controparte è proprio quella di prolungare i tempi, aumentando in modo significativo le risorse necessarie. Da qui l’intuizione alla base di Crowdlegal, annunciato già nel corso del 2022 e attualmente il primo portale italiano di questo tipo. Sì, perché il modello del litigation crowdfunding è già noto e utilizzato nel mondo anglosassone, ma non qui da noi.

“Con i nostri crowdfunding, supportiamo le PMI quando devono affrontare una controversia legale con soggetti finanziariamente più forti” – spiega Giovanpaolo Arioldi, CEO di Opstart – “Siamo i primi a farlo utilizzando gli strumenti finanziari partecipativi, grazie ai quali gli investitori supportano la causa e guadagnano in caso di vittoria”.
Come vengono selezionate le cause da portare in crowdfunding?
Tutte le persone giuridiche (società, fondazioni, enti in generale anche della pubblica amministrazione) possono proporre un’azione legale, ma ci sono dei prerequisiti per accedere alla valutazione. Dopodiché la valutazione considera prima di tutto il valore atteso della causa, che deve essere pari ad almeno 250.000 euro. Poi vengono vagliate le prove documentali scritte e considerate quelle cause che possono essere definite di pronta soluzione. Infine c’è il tema della materia della causa proposta. In questo caso il ventaglio è ampio: diritto ambientale, diritto bancario e assicurativo, diritto finanziario, di responsabilità professionale, di responsabilità nei confronti di amministratori di società di capitali, di protezione di marchi e brevetti, concorrenza sleale, violazione di segreto industriale, di antitrust, di diritto commerciale, con riferimento ad accordi commerciali tra imprese, infine controversie in ambito di tutela del consumatore e controversie di natura immobiliare.
Quando una causa viene ammessa sul portale, la società proponente può decidere se finanziarla attraverso una campagna di equity crowdfunding, quindi attraverso un aumento di capitale, oppure attraverso il lending, cioè un prestito. Ma non finisce qui. Nei prossimi mesi Opstart prevede di rendere disponibile una terza via, quella degli strumenti finanziari partecipativi (SFP). Si tratta di un istituto giuridico previsto dall’art. 2346, ultimo comma del Codice Civile, che permette di raccogliere capitale in una forma di “quasi debito” e “quasi equity”, mediante il quale si “partecipa o condivide” uno specifico e predeterminato risultato economico, profitto o utile che può derivare da una specifica attività o divisione di business, della società emittente. L’investitore titolare di un SFP, a differenza di una campagna di equity crowdfunding, non assume la qualifica di socio dell’azienda emittente.
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La campagna di LegalInvest
Attualmente la prima campagna su Crowdlegal riguarda la raccolta di capitali da parte di LegalInvest, startup che si occupa proprio di litigation funding. La campagna ha già raccolto oltre 100mila euro, superando il target minimo di 50mila e puntando ora al taglio più alto, cioè mezzo milione di euro. Mentre la prima campagna per finanziare una vera e propria causa legale dovrebbe partire nel mese di febbraio. Si tratterà della campagna promossa da ALI (Antitrust Litigation Investment), società che sta aiutando oltre 3000 PMI italiane a ottenere un risarcimento. La richiesta ruota intorno ai presunti danni subiti dalle aziende a causa del cosiddetto “cartello dei camion”. La sentenza è attesa entro il 2024.
Certamente Crowdlegal è un esperimento originale e innovativo nello scenario del crowdfunding italiano. Da capire come reagiranno i possibili investitori a questa nuova tipologia di campagne, consapevoli del fatto che in Italia (più che in altri paesi avanzati) le cause legali sono spesso imprevedibili negli esiti, nei tempi e anche nell’ammontare dei risarcimenti.
articolo a cura di Luca Francescangeli