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Cresce il Credit crunch bancario, ma la finanza alternativa ci salverà

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Indice

Sussidi e prestiti semplificati hanno caratterizzato questi anni di pandemia. Ma lo stato di salute delle banche italiane comincia a preoccupare Banca d’Italia. Che ha già annunciato: il credito tornerà a stringersi. La finanza alternativa potrebbe diventare allora il Next Normal per le imprese.

Riemergono i crediti deteriorati alla fine del tunnel Covid-19

Tra 2020 e 2021, durante la pandemia, le banche hanno garantito alle imprese italiane prestiti per 200 miliardi di euro. 

Un risultato sui cui i governi hanno lavorato tanto. Le garanzie statali (moratorie, prestiti garantiti, blocco dei licenziamenti, cassa integrazione rafforzata) hanno tenuto aperto il rubinetto del credito. Si avvicina però la fine di questo sostegno indiscriminato, su cui l’Europa ha già dato segni di insofferenza. 

A novembre scorso Luigi Signorini, direttore generale di Banca d’Italia, ha sollecitato le banche italiane a preservare “un patrimonio adeguato rispetto ai rischi”. 

Ci aspetta una nuova stretta del credito bancario. Tradizionalmente, la stretta creditizia (detta anche “credit crunch”) si esplica in:

  • aumento dei tassi di interesse;
  • irrigidimento dei criteri di valutazione;
  • inasprimento delle condizioni richieste.

I rischi della nuova definizione di default

Nel frattempo è entrata in vigore una nuova definizione di “non performing loans”, i crediti in sofferenza. 

Basta lo sconfinamento per più di 90 giorni sulla singola obbligazione perché l’azienda venga dichiarata in default. 

Certo, l’ammontare dell’arretrato deve essere “rilevante”. Cioè contemporaneamente:

  • superiore a 100 euro (per le esposizioni fino a un milione di euro e a 500 euro per quelle che vanno oltre);
  • superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca.

Più rigide anche le regole per il rientro, al saldo del debito. L’impresa deve essere monitorata per altri 90 giorni prima di recuperare il suo status di “solvibile”.

Ritorneranno quindi a essere premiate le aziende strutturate. O con piani ritenuti chiari e solidi. Un bel problema per PMI e startup.

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Lo spettro del credit crunch

Nonostante tutto, secondo Banca d’Italia, la stretta creditizia sarà meno marcata rispetto a quella “che si verificò con le crisi precedenti”. 

Sì, perché il credit crunch ha una storia lunga nel nostro paese. Tra il 2011 e il 2019 le erogazioni alle imprese sono passate da 914 a 668 miliardi di euro. Una contrazione del 30% in meno di dieci anni.

Tutta colpa della crisi economica che affligge da anni il nostro Paese.

Il difficile rapporto tra banche e startup

Altra causa del credit crunch è l’assenza di conoscenza e fiducia reciproca. È per questo motivo che PMI e startup subiscono spesso questa stretta. Ma non solo.

Paradossalmente, più il prestito è piccolo meno conviene alla banca. 

A causa dei processi articolati e poco digitalizzati, il margine di contribuzione sulla concessione al credito è infatti molto scarso. Un report del network Kpmg ha evidenziato come prestiti sotto i 50.000 costituiscano per le banche tradizionali una perdita a bilancio

Un circolo vizioso che porta le banche a considerare PMI e startup clienti molto rischiosi e poco remunerativi. Clienti di serie B, diciamo.

Di conseguenza, oltre al danno c’è la beffa. La delibera, spesso negativa, arriva dopo ben 8-12 settimane. 

Il Fintech ci salverà

L’unico modo per sopravvivere al credit crunch è diversificare le fonti di finanziamento. Le possibilità ci sono: il mercato italiano del crowdinvesting è in crescita continua. Gli osservatori assicurano che il 2022 sarà un ulteriore anno di boom per la finanza alternativa

D’altra parte, fu proprio la terribile crisi del 2008 a portare la nascita di tante startup Fintech. E con loro altrettanti strumenti rapidi e flessibili, alternativi al credito bancario. 

Lending crowfunding

Uno di questi è il lending crowdfunding, o social lending. Piattaforme che rendono possibile prestare a persone o imprese, a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Parliamo di cifre che vanno dai 30.000 euro fino ai 3 milioni e mezzo. 

Borsadelcredito.it, oggi Opyn, è un esempio di eccellenza italiana nel settore. Nel 2021 sono stati prestati ben 391 milioni di euro solo su questa marketplace lending.

Dato il maggiore rischio, i tassi di interesse sono più alti rispetto a quelli praticati dalle banche. Ma i vantaggi sono tanti

I requisiti per presentare una richiesta cambiano da piattaforma a piattaforma. Questo aiuta a trovare un migliore fit con le proprie possibilità. I tempi di risposta sono molto più rapidi. E infine questi debiti non subiscono meccanismi di rating così severi come quello del default.

Invoice trading

Un altro segmento interessante è l’invoice trading. Sempre tramite piattaforme online, le imprese possono cedere le proprie fatture ottenendo liquidità immediata

Ci sono ben 11 operatori in Italia, che rapidamente è diventata uno dei mercati più importanti in Europa. Secondo l’Osservatorio Entrepreneurship Finance & Innovation (School of Management, Politecnico di Milano), in pandemia la percentuale di fatture non saldate ha sfiorato il 80%. 

I problemi, insomma, continuano ad esserci. Ma anche le soluzioni, per fortuna!

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