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Trend e Ispirazioni sull’equity crowdfunding

Crowdfunding e factoring per finanziare le PMI

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Il rallentamento dell’economia e l’aumento del costo del denaro rendono più difficile l’accesso al credito da parte delle PMI italiane, aziende in larga parte piccole o piccolissime, che costituiscono la spina dorsale della nostra economia. 

Se le PMI vanno in affanno, il sistema Italia si ferma. Per questo è importante capire come, nell’attuale difficile congiuntura, sempre più imprese – indipendentemente dal settore e dal loro grado di maturità – si stiano rivolgendo al crowdfunding e al fintech in generale per attivare nuove linee di credito. Insomma come leva di finanza alternativa, con l’obiettivo di ottenere capitale fresco.

Sale la richiesta di prestiti via crowdfunding

Partiamo dal lending crowdfunding, cioè dai prestiti verso aziende da parte di privati, in cambio di un tasso prestabilito.

Secondo la piattaforma italo-spagnola Evenfi, le richieste di finanziamento sono aumentate del 35% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Tra gennaio e settembre sono stati 101 i progetti finanziati per un controvalore di 5.3 milioni di euro. Però, se da un lato aumenta la domanda di finanziamenti, l’offerta degli investitori si contrae: “Da un lato le PMI italiane cercano sempre più canali complementari, come il crowdfunding, per finanziare le loro attività, specie nel contesto attuale di credit crunch – spiega Diego Dal Cero, CEO di Evenfi – Nonostante l’aumento delle richieste, il numero di progetti effettivamente finanziati e l’importo totale raccolto nel 2023 sono diminuiti rispetto all’anno precedente, discrepanza attribuibile a vari fattori. Tuttavia, rimango ottimista sul futuro del fintech come leva di finanziamento per le PMI in Italia. Il settore ha dimostrato una notevole resilienza e potenziale di crescita, e continuerà a svolgere un ruolo chiave nell’offrire alle imprese opportunità di accesso ai capitali”.

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I volumi del lending immobiliare continuano a crescere

Sempre per quanto riguarda il lending crowdfunding, la piattaforma Crowdfundme, che dalla fine dello scorso anno controlla anche il portale di real estate crowdfunding Trusters, ha visto crescere i volumi complessivi di raccolta. Nel primo semestre di quest’anno (gennaio-giugno) la raccolta totale è stata di 15.7 milioni di euro, in salita rispetto ai 13 milioni raggiunti nello stesso periodo del 2022. Un risultato positivo trainato principalmente dalla controllata Trusters, che punta su campagne di lending crowdfunding in campo immobiliare. Guardando questo risultato dal lato delle campagne, significa che sempre più imprenditori nel settore edilizio decidono di utilizzare questo canale di finanziamento per i loro progetti. Progetti che, dati alla mano, hanno una certa appetibilità per gli investitori italiani.

Commenta l’andamento Tommaso Baldissera Pacchetti, Ceo di Crowdfundme: “Il primo semestre dell’anno mostra come l’acquisizione di Trusters sia stata una scelta oculata, che ha consentito al gruppo di crescere sia in termini di ricavi sia di raccolta, andando a offrire una gamma completa di prodotti che permette agli investitori di diversificare il portafoglio. In particolare, notiamo che il mercato del real estate con rendimenti fissi sta avendo un significativo aumento. Secondo i dati del Politecnico di Milano, il crowdfunding immobiliare è cresciuto del +40% tra luglio 2022 e giugno 2023 rispetto al periodo precedente”.

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L’opportunità invoice trading

Allargando il campo al fintech in generale, altri strumenti di finanziamento alternativo in crescita sono il factoring e l’invoice trading. Nel primo caso l’azienda cede i propri crediti commerciali a società specializzate, nel secondo a terzi vendendo le fatture da incassare direttamente su piattaforme specializzate. In entrambi i modi velocizza gli incassi e quindi migliora i flussi di cassa.

“Le imprese hanno bisogno di un credito che possiamo definire “di funzionamento”, ovvero quello necessario a finanziare il capitale circolante – spiega Matteo Tarroni, co-founder di Workinvoice, fintech da anni attiva nel settore dell’invoice trading  – Un tipo di credito per il quale le garanzie dello Stato sono meno presenti ed efficaci e che viene finanziato dalle banche con meno frequenza. Si tratta di operazioni, infatti, che a fronte di elevati costi operativi comportano una redditività inferiore rispetto al credito a medio-lungo termine, ossia margini di profitto decisamente più bassi. Colpa anche dello scarso ricorso alla tecnologia da parte degli istituti di credito più tradizionali, che invece ridurrebbe in maniera sensibile i costi. In questo senso, emerge con più chiarezza il vantaggio competitivo del fintech e di realtà come Workinvoice. Infatti, sempre più spesso, gli operatori bancari tradizionali si appoggiano alle realtà più innovative per erogare nuovi servizi ai propri clienti: un po’ come succede con i prodotti white label nella grande distribuzione. Si cercano soluzioni alternative per garantire alta qualità a costi inferiori. Una tendenza che può diventare lo sbocco naturale per tante fintech e un punto di forza per gli operatori tradizionali, i quali – supportati dal know how fintech – potranno concentrarsi sullo sviluppo del business, sfruttando la ricerca e le innovazioni tecnologiche degli operatori fintech”.

Questa opportunità di mercato ha una dimensione decisamente rilevante. Secondo le stime dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, infatti, i crediti commerciali in Italia ammontano a 509 miliardi di euro, di cui il 77% non è servito da soluzioni a supporto del capitale circolante. 

Questo nonostante un recente report di Assifact, l’associazione di categoria delle società di factoring, rilevi come il factoring sia uno strumento sempre più utilizzato dalle Pmi. Nel primo semestre 2023 il volume di operazioni di factoring da parte delle imprese più piccole è cresciuto del 6% a fronte di un calo a livello dell’intero sistema del 5%. Una tendenza confermata anche da un’indagine sempre di Assifact con Kpmg, secondo cui fra le piccole imprese che non hanno mai utilizzato il factoring, il 63% è interessato allo strumento. Di più: oltre il 90% delle piccole e medie imprese utilizza i fondi derivanti dallo smobilizzo dei crediti tramite il factoring per rimborsare i debiti a breve termine.

Insomma il crowdfunding e il fintech in generale possono essere strumenti validi per contrastare il credit crunch, ma spesso il primo ostacolo da superare è far conoscere questi strumenti agli imprenditori che potrebbero attivarli. D’altronde non puoi utilizzare quello che (ancora) non conosci. 

a cura di Luca Francescangeli