Il governo ha approvato il decreto legislativo che recepisce il regolamento europeo 2020/1503, quello che riguarda l’equity e il lending crowdfunding. Una notizia a lungo attesa da tutto il settore.
Mentre l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica è tutta rivolta all’iter della legge di stabilità, il 9 dicembre è arrivato un po’ a sorpresa l’ok di Palazzo Chigi alla legge che adegua le regole nazionali al quadro europeo. Il tutto con più di 12 mesi di ritardo, ma meglio tardi che mai…
Va detto che si tratta dell’approvazione in fase preliminare del testo, che ora dovrà quindi raccogliere i pareri delle commissioni parlamentari competenti, per poi tornare in CdM per l’approvazione finale. Un passaggio necessario, ma che sembra essere più che altro una formalità. Dopo la seconda approvazione, il testo dovrà essere firmato dal Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta. Questo passaggio finale normalmente richiede circa 15 giorni.
Le piattaforme e le domande di licenza
Al di là dei passaggi istituzionali, la novità (non proprio inattesa) è che Consob e Banca d’Italia gestiranno congiuntamente le domande di licenza delle piattaforme. Come già avevano cominciato a fare informalmente dallo scorso ottobre. Consob, inoltre, sarà il punto di riferimento italiano per l’ESMA, l’autorità europea che tiene e aggiorna il registro di tutti gli operatori abilitati a operare nel territorio dell’Unione.
Le piattaforme italiane potranno quindi chiedere la licenza nazionale, che permetterà loro di sollecitare e raccogliere investimenti in tutta Europa, senza ulteriori autorizzazioni da parte degli altri Stati. Ovviamente vale anche il contrario, cioè le piattaforme europee autorizzate potranno raccogliere soldi in Italia.
Ma l’impatto delle nuove regole va al di là della licenza: l’Europa ha infatti stabilito requisiti uniformi per la prestazione dei servizi di crowdfunding, per l’organizzazione, l’autorizzazione e la vigilanza dei provider, per il funzionamento delle piattaforme, per i limiti di raccolta (massimo 5 milioni di euro a campagna) e per quanto riguarda la trasparenza e le comunicazioni di marketing.
Insomma adesso – anche in Italia – può partire il mercato unico del crowdfunding. Esaurite le pastoie burocratiche, è tempo di passare ai fatti.
Articolo a cura di Luca Francescangeli