Diluizione degli investimenti, ne avete mai sentito parlare?
Molte startup e aziende che ricorrono all’equity crowdfunding per finanziare i propri progetti, spesso decidono di avviare molteplici round di raccolta a distanza di più o meno tempo l’uno dall’altro.
È facile immaginare come, raggiunto un obiettivo e un nuovo stadio di maturazione, le aziende decidano di raggiungere nuovi risultati, lanciare nuovi prodotti, tentare una di espandere ulteriormente la propria quota di mercato. Se le prime campagne di equity crowdfunding hanno avuto successo è probabile che startup e pmi decidano di lanciarne di nuove.
Ed è a questo punto che, per gli investitori, si prospetta la possibilità di una diluizione dell’investimento.
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VAI ALL’ARTICOLODiluzione dell’investimento, in cosa consiste
Dopo aver concluso una prima campagna di equity crowdfunding, l’azienda distribuirà ai propri investitori un certo numero di azioni (equity) in proporzione alle somme investite e rappresentanti una certa quota del capitale sociale.
Ma cosa succederebbe se l’azienda dovesse decidere di avviare un nuovo round di finanziamento?
L’immissione di nuovo capitale comporterebbe una ridistribuzione delle quote societarie. A fronte infatti dell’ingresso di nuovi azionisti le quote della società detenute dagli investitori originari scenderebbero, a parità di azioni detenute.
Vediamo meglio questo meccanismo con degli esempi
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VAI ALL’ARTICOLOPre-seed funding
La fase di pre-seed coincide tendenzialmente con la prima fase di avvio di una startup.
Ipotizziamo che in questa fase l’azienda attribuisca al proprio business un valore di 1M€ diviso in 1 milione di quote societarie, e decida di avviare una campagna di equity crowdfunding mettendo a disposizione il 20% del proprio capitale (200.000 azioni) al prezzo di 1€ per azione.
Chi decidesse di investire, ad esempio, 10 mila euro, avrebbe in cambia 10.000 azioni, ossia 1% del capitale sociale (10.000 ÷ 1.000.000).
Seed funding
A distanza di tempo, la startup ormai matura e rivalutata (ad esempio 5M€) decide di avviare un nuovo round di raccolta al fine di raccogliere 1 milione di euro vendendo ogni azione al prezzo di 5€. Per ottenere questo risultato la startup dovrà quindi riuscire ad allocare 200.000 nuove azioni, portandone quindi il totale a 1.200.000.
In conseguenza di ciò, il nostro investitore, che dopo la prima campagna, deteneva l’1% del capitale sociale, si troverà a possederne una quota pari circa allo 0,87%, ossia il rapporto tra le 10.000 azioni del proprio portafoglio e il nuovo totale delle azioni della società (1,2 milioni). Questo è l’effetto diluizione.
Tuttavia, in questo esempio, mentre la quota societaria detenuta dall’investitore è effettivamente scesa, il valore del proprio investimento è invece aumentato: il nuovo valore di ogni azione è infatti di 5€, portando quindi il pacchetto di diecimila azioni originariamente sottoscritto dal valore di 10 mila euro a quello di 50 mila.
A fronte di successivi round di raccolta con esito positivo, pur diminuendo la quota relativa di partecipazione all’azienda, il ritorno dell’investimento aumenta. Tuttavia, non va sempre così: laddove l’azienda si trovasse in difficoltà economiche o non riuscisse a concludere positivamente un round di finanziamento potrebbe decidere di mettere a disposizione dei nuovi investitori un numero superiore di partecipazioni ad un prezzo più basso.
In conseguenza di ciò, non solo si avrebbe un effetto diluizione rispetto alla quota effettivamente partecipata, ma anche il valore delle azioni detenute potrebbe scendere sotto la soglia dell’investimento iniziale.
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VAI ALL’ARTICOLOStock option ed effetto diluizione
La diluizione dell’investimento può verificarsi anche quando vengono i detentori delle stock options, che tendenzialmente coincidono con i dipendenti dell’azienda, decidono di esercitare la propria opzione.
Chi detiene le stock option ha la facoltà di acquistare azioni dell’azienda a un determinato valore prefissato. Fintantoché tale diritto non viene esercitato il possesso delle azioni rimane quindi puramente virtuale. Nel momento in cui l’opzione viene liberata nuove azioni dell’azienda vengono cedute, innescando quindi l’effetto diluizione.
Convertible notes: perché possono innescare l’effetto diluizione
Un meccanismo in un certo senso simile a quello dell’esercizio delle stock options è dato dalla conversione in azioni delle convertible notes.
Le convertible notes sono uno strumento utilizzato dagli investitori che finanziano un’azienda rimandandone a un secondo momento la valutazione monetaria. Il caso più esemplificativo è rappresentato dai business angels.
Le convertible notes assicurano all’investitore la possibilità di convertire il proprio capitale in quote azionarie accedendo a condizioni di vantaggio (sconti). Anche in questo caso l’emissione di nuove azioni innesca l’effetto diluizione.