L’educazione finanziaria in Italia è scarsamente sviluppata tra vasti strati della popolazione, lasciando indietro soprattutto le fasce più deboli. Da qualche anno, ottobre è il mese che le istituzioni nazionali dedicano proprio alla promozione dell’educazione finanziaria. Ma accendere il faro una volta l’anno non basta, bisognerebbe puntare, tutto l’anno e strategicamente, sullo sviluppo di abilità e conoscenze di base, che migliorano sia la vita dei singoli cittadini, sia quella della comunità.
Proprio su questo tema abbiamo intervistato Anna Raschi, general manager di Opstart, fintech hub e piattaforma di crowdfunding. Anna è un caso raro in Italia: giovane donna manager di una piattaforma che mette insieme finanza e tecnologia.
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L’Italia è un paese tra i peggiori nel campo dell’educazione finanziaria. A livello demografico, sono soprattutto le donne e i residenti del Sud Italia a fare più fatica. Perché? Cosa si può fare per migliorare questa situazione?

“Le ragioni sono molteplici e complesse, ma la principale è sicuramente il reddito: l’interesse e la propensione a investire cresce di pari passo alla crescita del reddito e quindi di un capitale da investire. Le donne e le persone che risiedono nel Sud Italia, come sappiamo, sono quelle che dichiarano un reddito inferiore. Secondo gli ultimi dati di Pagella Politica, si parla di un reddito medio dichiarato di circa 18mila euro per le donne e per le persone che risiedono nel Mezzogiorno, in confronto a un reddito medio dichiarato pari a 26.7mila euro degli uomini e tra i 23 e 25mila euro per rispettivamente Centro e Nord. ll lavoro da fare per migliorare le cose è tantissimo e deve essere fatto principalmente a livello di sistema Paese: serve più attenzione all’educazione finanziaria in ambito scolastico, ma non solo. Aumentare il numero di studenti che arrivano a un diploma superiore e a un diploma di laurea, investire sui servizi alle famiglie (scuola in primis), affinché le donne abbiano la possibilità di mantenere un’occupazione e incentivare le pari opportunità. È necessario che il salario medio di una donna non sia nettamente inferiore a quello di uomo”.
Il crowdfunding – e il fintech in generale – può essere una leva per migliorare la complessiva preparazione finanziaria degli italiani? Qual è in questo senso la vostra esperienza come piattaforma?
“Sul crowdfunding e in generale sul fintech c’è moltissimo interesse, soprattutto tra i giovani e igiovanissimi, che hanno voglia di scoprire questo “mondo nuovo” più smart e disintermediato di quello tradizionale. Investire nei luoghi tradizionali significa affidarsi a qualcuno che sceglie dove mettere i nostri risparmi, mentre investire su un portale come Opstart significa scegliere in prima persona su che aziende e settori puntare. Gli strumenti che offriamo in questo percorso sono molteplici: un blog pieno di articoli di approfondimento, webinar ed eventi di confronto, un team dedicato a rispondere ai clienti e sempre disponibile”.
Cosa si può e si deve fare per educare e poi coinvolgere di più le donne nel campo della finanza?
“Prima di tutto pagarle meglio e permettere loro di far parte in maniera più forte del tessuto economico. Ad oggi in Italia capita spesso che una donna debba sacrificare la sua carriera e quindi la sua indipendenza finanziaria per prendersi cura dei figli e degli anziani. Il problema di come investire i propri risparmi si pone solo per chi i risparmi li ha. Allo stesso tempo, smettiamo di raccontare e mostrare la finanza come un mondo cinico, complesso e prettamente maschile. Cominciamo ad associare alla finanza temi come la sostenibilità, il futuro e la protezione e il miglioramento del benessere della propria famiglia”.
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Cosa significa essere donna manager in una piattaforma fintech?
“Il mio lavoro è stimolante e interessante, ogni giorno si affrontano problemi e situazioni nuove che tendenzialmente nessuno (o pochissimi) ha mai dovuto affrontare prima. Lo trovo appassionante e bellissimo, ma ammetto che a volte mi sono sentita inadeguata per il fatto di essere donna e per la mia giovane età. Da una parte ti chiedi da sola ogni giorno ‘sarò all’altezza?’ e dall’altra sei consapevole che molte persone con cui ti interfacci si chiederanno ‘quando arriva il capo?’. Naturalmente questo è un motore per dimostrare di avere le competenze giuste, ma nel mio piccolo voglio contribuire a creare le condizioni per un sistema più equo.
La scorsa primavera il governo ha stabilito che l’educazione finanziaria debba essere insegnata nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Cosa ne pensi?
“Che sia una scelta lungimirante. Dovrebbero inserire anche delle ore obbligatorie di diritto”.
Qualche consiglio utile per migliorare la propria educazione finanziaria? Meglio se con risorse online e gratuite.
“Consiglio le pagine Instagram Female invest, community dedicata alla formazione finanziaria per il mondo femminile, e 2cents, nata dal team di Will Media, dove si parla di economia e finanza in maniera molto chiara e semplice. Consiglio anche un podcast interessante di Guido Brera, prodotto da Chora, che si intitola Black Box. In generale il mondo dei podcast è pieno di risorse gratuite e interessanti. Per un livello di approfondimento maggiore, invece, io ho amato molto i libri di Mariana Mazzuccato e in particolare Lo stato innovatore e Il valore di tutto.
Dicevamo all’inizio di questa intervistache Anna Raschi è un caso raro in Italia. La speranza è che quanto oggi è raro, domani sia normalità.
a cura di Luca Francescangeli