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Trend e Ispirazioni sull’equity crowdfunding

L’esperto: “Le donne non investono, serve un salto culturale”

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emanuele crescini

Indice

“Perché le donne non investono?”. La risposta definitiva non ce l’abbiamo, anche se alcuni indizi sono molto chiari, ma già discutere del problema è il primo passo per risolverlo. 

Siamo nel vivo del mese dell’educazione finanziaria e per la nostra iniziativa Capitale Donna abbiamo fatto due chiacchiere con Emanuele Crescini, consulente finanziario, esperto del mondo startup e autore del libro “Startupper si nasce”. 

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Ecco chi è Emanuele Crescini in un tweet

Emanuele Crescini

“Dal 1990 lavoro nel mondo della finanza e dal 1998 sono consulente finanziario. Attualmente collaboro con Azimut SGR SpA, azienda quotata alla Borsa valori di Milano. Dal 2014 inizio ad investire in Startup e nell’innovazione italiana. Detengo quote in più di 30 aziende innovative e ho co-fondato quattro startup. Siedo nel CdA della Graphene-XT srl dal 2019 e sono mentor in Startup Geeks, Step Tech Park, Young Women Network e in manifestazioni internazionali. Mi piace ascoltare”.   

Emanuele, in base alla tua esperienza, qual è il livello di educazione finanziaria degli italiani? Iniziative come il mese dell’educazione finanziaria posso aiutare? Come?

Drammaticamente sotto la media europea. Siamo un popolo di gran risparmiatori, ma con un’avversione ancestrale al rischio. Questo porta ad una situazione paradossale. Abbiamo 1,8 trilioni di euro immobilizzati sui conti correnti. Ma a fare che cosa ? A far perdere mensilmente un 0,8% mensile di potere d’acquisto ? È questo quello che fanno gli italiani ? Purtroppo la risposta è sì. Ma la colpa non è esclusivamente loro, c’è stata una disinformazione scientifica, voluta ed enfatizzata dallo Stato in primis e dal sistema bancario poi, nel dover obbligatoriamente far sottoscrivere titoli di debito ed obbligazioni bancarie nei decenni passati, vendendo sicurezza del capitale e alta remunerazione dello stesso. Ma capisci che, se per anni mi hanno viziato con questi strumenti, come possono ora pretendere di disintossicarmi senza entrare in crisi di astinenza ? Diventa quasi un obbligo rimboccarsi le maniche per riprogrammare le proprie nozioni finanziarie. Più che educazione finanziaria dovremmo trovare il modo di alfabetizzare gli italiani sui concetti base della finanza e poi educarli. Ma se non hanno gli strumenti elementari di conoscenza, diventa difficile poter fare educazione. Lato mio ho preparato proprio un corso di alfabetizzazione finanziaria con il team di “Parliamo di investimenti” e “Finanz”, che andremo a registrare nelle prossime settimane.   

Che impatto sta avendo l’attuale scenario macroeconomico (crisi energetica, guerra, alta inflazione, etc…) sugli investimenti dei clienti non professionali?

Lo stesso impatto che ha sugli investitori professionali. Il mercato è molto democratico e non guarda in faccia nessuno. Diciamo che gli investitori professionali hanno armi migliori per ridurre gli effetti macroeconomici attuali, ma anche il retail evoluto può utilizzare strumenti che fino a qualche anno fa non erano disponibili, come obbligazioni con duration negative, strumenti short, diversificazione e decorrelazione, strumenti di economia reale, che non sono solo assets immobiliari, ma fondi che investono in aziende tradizionali e/o innovative digitali, non quotate. Solo 10 anni fa era impensabile. Non apro la parentesi sulle stablecoin in quanto ad oggi non cubano un montante significativo e non sono regolamentate. Oggi più che mai ci vuole competenza e conoscenza delle dinamiche economico-finanziarie, non basta  sapere la differenza tra azione e obbligazione, tra tasso fisso e tasso variabile per decifrare questo momento molto complesso. Anche le Banche Centrali sono in difficoltà nell’adottare le corrette misure economiche, come potrebbero essere immuni gli investitori retail o non retail?

Sempre con riferimento ai clienti non professionali, quali prodotti scelgono più spesso? C’è qualche trend in atto nell’ultimo anno?

Se parliamo di trend, che rasenta l’hype alcune volte, dobbiamo parlare degli strumenti ESG. Vale a dire qualsiasi strumento che abbia un impatto positivo sull’ambiente, sul welfare sociale, sulla buona amministrazione. Questo è l’unico vero trend che abbiamo vissuto, oltre al grande battage mediatico dato dal termine Intelligenza Artificiale e Metaverso. Ma questi sono trend un po’ più “sofisticati” e non proprio oggetto di attenzione degli investitori retail. 

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C’è un gap di genere tra donne e uomini anche nel campo degli investimenti. Cosa si può fare per ridurlo?

Ti faccio una domanda un po’ provocatoria. Mi sai citare un premio Nobel sull’economia che non sia un uomo? Penso sia proprio una forma mentis diversa nell’approccio alla finanza, oltre che ad essere un territorio che gli uomini non vogliono cedere alle donne. La finanza non è una scienza esatta e le scelte sul tema denaro vengono decise prevalentemente a livello di pancia. Gli uomini sono solitamente sognatori, visionari e tendenti a soddisfare il proprio ego. Non sono caratteristiche tipiche che si trovano in una donna. La donna è più pragmatica. Quando fa una domanda vuole una risposta senza se e senza ma. Discorsi con troppi “se”, “ma” e “dipende” non vengono presi in considerazione con facilità. Ma quelle poche che calcano il parterre finanziario sono veramente forti e fanno la differenza, come i CEO di multinazionali quotate. Penso che ci sia anche un timore reverenziale verso le donne nel trovarle molto capaci e far sì che anche l’ultima enclave maschilista possa cadere in mani “diverse”. Per ridurre il gap c’è da fare un salto culturale in avanti. Decisamente diversa è la situazione nei paesi scandinavi. Noi del bacino mediterraneo restiamo ancora ancorati a consuetudini un po’ troppo arcaiche.

Il crowdfunding può essere una risorsa per ridurre il gap di genere negli investimenti?

Quante founder femminili ci sono a capo di startup innovative? Sulle 15.000 iscritte nei registri speciali delle CCIAA d’Italia che percentuale raggiungono? La distribuzione degli investitori censiti (in particolare le 25.288 persone fisiche) per le 606 campagne di equity crowdfunding del 2021 in Italia conferma ancora una volta la netta prevalenza dei maschi come crowdinvestors: solo il 15% degli investitori (persone fisiche) censite è di sesso femminile. Il gap di genere può essere colmato solo dalle donne stesse, visto che l’attività d’investimento su piattaforme autorizzate Consob sono totalmente digitali e senza l’intervento di terze parti. la domanda da farsi allora è la seguente: perché le donne, di loro, non investono?