La Filetteria Italiana è il brand che gestisce la catena di sei ristoranti a Milano, che offrono un menù con diversi tagli di carne da tutto il mondo, serviti in location eleganti e raffinate. Un concept tanto distintivo da attrarre nel 2017 l’attenzione del programma televisivo di Alessandro Borghese “4 Ristoranti”.
Negli ultimi anni, nonostante la pandemia, l’azienda è cresciuta molto ed ha in programma, grazie ad un un finanziamento già approvato di 4.000.000 € e alla campagna di equity crowdfunding attiva sul portale CrowdFundMe, un’ulteriore espansione.
Edoardo Maggiori, founder de La Filetteria Italiana, che ci racconta di più su questa realtà del settore food e sulla campagna di crowdfunding, che ha l’obiettivo di espandere il brand in tutta Italia e oltre.
La Filetteria Italiana è un concept di ristorazione fondato su un unico taglio di carne: il filetto. Da dove è nata questa idea?
L’idea nasce con l’obiettivo di soddisfare i palati più esigenti, privilegiando nella scelta i palati più delicati tutelando quindi un taglio, nobile, pregiato e facile da approcciare.
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Il menù offre diversi tagli di carne da tutto il mondo, anche molto particolari. Come funziona la filiera del prodotto e come viene garantita nei diversi punti vendita?
Ci siamo sempre occupati con attenzione degli acquisti dall’importazione alla distribuzione e recentemente abbiamo realizzato un polo centrale di trasformazione e logistica dei nostri prodotti, realizzando un laboratorio dove ci occupiamo della produzione e del porzionamento corretto.
Il brand è molto cresciuto negli ultimi anni e da poco è stato approvato un grande fondo di investimento. Chi sono gli investitori de La Filetteria Italiana? Ci sono particolari fondi dietro il brand?
Da poco è stato aperto il capitale in crowdfunding, attualmente non abbiamo fondi di investimento all’interno del capitale, l’azienda pertanto è disposta ad accogliere nuovi investimenti e soci che come noi credono nel progetto e nella volontà di far vivere una nuova esperienza culinaria e non solo (il nostro concetto viene espresso anche nell’impiattamento, nei cocktail ricercati e nell’ambiente).
Quali sono i vantaggi di un investimento nella campagna de La Filetteria Italiana?
I vantaggi sono molteplici, dal primo di una detrazione fiscale del 30% credito d’imposta sull’investimento a delle Gift card per vivere da protagonista delle cene in Filetteria, infine la possibilità di incontrare i founder e cenare con loro nel ristorante della sede del gruppo (una villa dell’800), per concludere ed in aggiunta la possibilità di ricevere un coltello da filetto personalizzato.
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Avete deciso cercare finanziamenti attraverso l’equity crowdfunding. Come mai questa scelta e come intende utilizzare i fondi raccolti?
L’obiettivo è l’espansione su larga scala del brand. Per farlo sono necessari investimenti in nuovi punti vendita e una prospettiva globale a favore un’identità italiana. Per questo motivo Il motivo principale è La volontà di condividere Filetteria, il suo progetto e la sua natura con tutte le persone che amano questo progetto. La Filetteria Italiana punta sull’apertura di nuove location che possano favorire la crescita dell’azienda.
- Fase 1, apertura negozi a gestione diretta: Lo sviluppo nella prima fase prevede l’espansione e il consolidamento in altre città italiane e mete strategiche per la clientela, con 10 aperture dirette a Milano, Roma, Torino, Como, Varese, Brescia.
- Fase 2, franchising: La seconda fase di espansione avverrà attraverso la strutturazione del modello in franchising nelle regioni del nord e centro Italia, in comuni con più di 100.000 abitanti.
- Fase 3, internazionalizzazione: La terza fase riguarderà l’espansione internazionale, dapprima con aperture dirette in città europee di stati limitrofi e successivamente attraverso il modello in franchising, nelle principali regioni europee e medio-orientali.
Una cosa che hai imparato con la tua personale esperienza con le startup e/o un errore di business che non ripeterai mai più?
Ho imparato che non contano le idee, contano le persone che sono disposte a fare dei sacrifici per realizzarle. Un errore che non vorrei ripetere e che sto già cercando di non applicare e far sì che alcuni dei processi fondamentali del know how aziendale non siano profondamente legati all’azienda in modo tale da poter avere controllo e gestione e condivisione del progetto e non dispersione di energie e capitali.
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