Lo scorso 20 luglio è tornato l’appuntamento che tutti gli stakeholder del mondo crowdfunding aspettano con grande interesse ogni anno, la presentazione del 7° Report italiano sul Crowdinvesting realizzato dall’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. Con Equity Crowdfunding News abbiamo seguito l’evento in diretta per voi ed abbiamo intervistato il professor Giancarlo Giudici, referente del progetto.
Durante la mattinata le principali piattaforme, gli advisors esperti di settore e i rappresentanti istituzionali, si sono confrontati sugli aspetti principali e critici di questo strumento di finanziamento, che sta vivendo indubbiamente un periodo che possiamo definire “particolare”. Vediamo nel dettaglio i dati del Report Crowdinvesting 2022.
I dati del 2022 sull’equity crowdfunding
I dati sembrano confortanti e nel complesso positivi, ma per la prima volta dopo diverso tempo appare il segno meno davanti ad alcune cifre relative all’equity crowdfunding per quanto riguarda il primo trimestre del 2022.
Inoltre è emerso che le exit e le liquidazioni delle quote tardano un po’ ad arrivare: sarà per questo che, forse, molti investitori stanno per ora a guardare e non puntano su ulteriori progetti?
E poi ampio spazio è stato dato al tema del Regolamento Europeo, che nonostante la proroga, continua a preoccupare le piattaforme e gli operatori perché non è stata ancora tracciata, a livello normativo, una strada chiara.
Cosa significherà affacciarsi ai mercati diversi dall’Italia? Non basterà naturalmente un adattamento di tipo tecnologico dei portali e l’autorizzazione, ma ci sono tanti altri aspetti operativi da gestire, ad esempio sistemi normativi e fiscali diversi nei vari Paesi.
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Abbiamo chiesto nel corso del nostro podcast le impressioni sui nuovi dati emersi al professor Giudici, docente del Politecnico di Milano, tra gli autori del Report.
Quali sono le novità più importanti emerse dal 7° Report sul Crowdinvesting?
Sono diverse le novità che emergono dal Report Crowdinvesting 2022, alcune più positive altre meno. La prima è che il settore del crowdinvesting, con specifico riferimento all’equity ed al lending, continua a crescere.
Nel secondo semestre del 2021 e nel primo trimestre del 2022 la raccolta complessiva è stata di circa 430 milioni di euro, con un più 27 % rispetto all’anno precedente. Tutti i comparti presentano segnali incoraggianti: sia quello della raccolta dei capitali di rischio che dei mini bond come anche quello dei prestiti alle imprese ed alle persone fisiche.
Un elemento invece nuovo e non positivo per il settore è che il primo semestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente non è andato benissimo, con un calo del 2,2%, da ricondurre probabilmente alle difficoltà sui mercati globali, all’inflazione che danneggia molte imprese rispetto ai costi delle materie prime, oltre che all’aumento dei tassi di interesse e in generale alle incertezze nel mercato degli investimenti.
Altra novità riguarda le piattaforme presenti e attive che sono aumentate.
Questo se da un lato rappresenta un elemento positivo perché è un indicatore dell’attenzione verso il settore, dall’altro presenta una criticità perché non c’è abbastanza spazio per tutte, per cui probabilmente si andrà verso una concentrazione soprattutto per le piattaforme immobiliari.
Sono già in corso d’opera infatti accordi e acquisizioni, come è avvenuto di recente tra Crowdfundme e Trusters.
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Si parla sempre di più di qualità delle startup, che a volte non riescono a raggiungere gli obiettivi comunicati durante la campagna. Cosa ne pensa?
Il tema della qualità delle startup ritengo che sia un tema più generale che riguarda l’Italia e non solo lo specifico settore dell’equity crowdfunding.
Sicuramente ci sono molti giovani e non solo che vogliono mettersi in gioco, ma nel nostro ecosistema ci sono difficoltà maggiori rispetto al mondo anglosassone. Se facciamo un paragone con contesti come quello della Silicon Valley, sicuramente una startup nata in italia ha meno possibilità di trovare investitori, supporto per sviluppare il progetto, rete di contatti.
Quindi non è tanto un problema di qualità delle idee o dei team, ma proprio dell’ecosistema.
Per quanto riguarda le campagne che sono realizzate in Italia possiamo dire che il tasso di successo, soprattutto per quanto riguarda l’equity, è molto elevato, siamo intorno all’88/90% quindi non è un problema per le imprese raccogliere capitali.
Io direi che è più un problema di qualità delle piattaforme: sono troppe e non sempre hanno lo stesso standard di trasparenza e di qualità della comunicazione e dell’informazione.
Il tema dell’applicazione e dell’adeguamento al Regolamento Europeo è ancora caldo e attuale. Come ha inciso questa situazione di incertezza sul crowdinvesting?
Per quanto riguarda il ritardo nell’applicazione del regolamento europeo, fino a poco tempo fa non si pensava che ci potesse essere una proroga che poi è arrivata.
L’Italia fino ad oggi non è stata in grado di adeguarsi alla normativa europea in seguito alla mancanza di un passaggio legislativo, tra cui la nomina dell’autorità designata e la definizione di altri aspetti tecnici.
Questo non è avvenuto per fortuna neanche in altri Paesi e perciò è stata decisa questa proroga che secondo noi ha inciso soprattutto sulle piattaforme di lending che a differenza di quelle di equity non hanno un quadro normativo definito.
Per cui molti investitori hanno aspettato prima di investire su queste piattaforme per capire se in base al nuovo regolamento queste sarebbero poi state autorizzate.