Equity Crowdfunding News

Trend e Ispirazioni sull’equity crowdfunding

Round dopo round: tutte le fasi di una startup che sceglie l’equity crowdfunding

equity crowdfunding

Indice


Ogni startup rappresenta un mondo, una storia unica e irripetibile che si definisce in funzione dell’idea imprenditoriale, del settore di riferimento, del business model adottato, dal team e da tutti quei fattori che influenzano la storia delle aziende come quella delle persone.

Se ogni startup è una realtà a sé, esistono però dei tratti comuni, riconducibili alle diverse fasi di maturazione che l’azienda attraversa, che possono essere ricondotti alle diverse realtà aziendali. A maggior ragione quando leggiamo la storia di una startup dal punto di vista dell’accesso agli strumenti di finanziamento si possono individuare delle fasi ben precise e universalmente riconosciute. Tali fasi vengono definite: Bootstrap, Pre-Seed, Seed, Early Growth ed Exit.

Nell’ambito dell’equity crowdfunding, ad ogni fase corrisponderà un certo livello di raccolta, nonché un diverso stadio di crescita dell’azienda stessa.

Vediamo insieme le caratteristiche delle diverse fasi.

LEGGI ANCHE: EQUITY CROWDFUNDING: I SEGRETI PER CREARE UNA CAMPAGNA DI SUCCESSO


Bootstrap: chi trova un amico trova un tesoro

La fase detta bootstrap può essere fatta coincidere con il momento embrionale dell’idea imprenditoriale. In questa fase l’imprenditore elabora la bozza del prodotto e del business plan e attiva una prima fase di finanziamento che fa leva principalmente o su fondi personali o sul coinvolgimento di una rete di finanziatori prossimali, le famose tre F di Family, Friends e Fools.


Pre-seed: che la storia abbia inizio

Superata la primissima fase di messa a terra dell’idea di business, l’imprenditore si avvia ad affrontare un passaggio critico: raccolti i primi fondi dalla cerchia ristretta, il progetto imprenditoriale devono trovare la forza di sviluppare capacità implementativa. In questa fase, per reperire i fondi necessari, le startup si rivolgono generalmente ai cosiddetti Business Angels o alle piattaforme di equity crowdfunding, attivando delle raccolte il cui valore, generalmente va dai 50 mila ai 150 mila euro.

Poiché in questa fase la startup non sarà ancora sul mercato, non esisteranno delle metriche oggettive che possano validarne la bontà del progetto. Tutto quindi è in mano all’imprenditore, che dovrà impersonare il business stesso, promuovendo se stesso e il suo team presso i potenziali finanziatori. Fondamentale sarà la sua capacità di illustrare chiaramente quale uso intende fare dei capitali raccolti e quali siano gli step successivi che porteranno al ritorno degli investimenti e a generare i primi utili.

Avviandosi a un round di finanziamento su una piattaforma di equity crowdfunding sarà importantissimo che l’imprenditore sappia determinare con quanta più precisione possibile il punto di equilibrio tra la valutazione economica della propria azienda e il valore del round di raccolta. Sottostimare questo valore porterebbe infatti ad imprimere una forte accelerazione al Burn Rate (ossia la velocità a cui vengono spesi i capitali raccolti), mentre sopravvalutare gli importi rischierebbe di incidere negativamente sulla credibilità per finanziamenti futuri.

In questa fase, la valutazione delle startup si colloca in un intorno che vai 500 mila ai 750 mila euro.

Se la valutazione sarà stata corretta e il round si sarà concluso con un successo sulla raccolta, l’imprenditore dovrà continuare ad investire sulla componente relazionale aggiornando tutti gli investitori, che a quel punto si saranno trasformati in veri e propri soci, sui progressi del business.


Seed: dalla fantasia alla concretezza

Raccolti gli strumenti finanziari necessari, la startup si trova davanti alla prova del mercato: azienda e prodotti sono infatti ormai nella condizione di poter proporre al settore di riferimento il proprio prodotto per testarne la risposta. In questa fase si iniziano a produrre le prime metriche di validazione, il prodotto può essere sottoposto a revisioni e aggiustamenti in funzione dei feedback che si ricevono dal mercato e molti investimenti vengono concentrati nelle attività di comunicazione e marketing.

Anche il ruolo dell’imprenditore cambia: se nelle fasi iniziali, infatti, aveva occupato il centro della scena, adesso molto più spazio deve essere lasciato al team, in modo che questo possa svilupparsi e presidiare le diverse aree strategiche del business. 

Proprio per questo motivo, un’importante voce di costo di questa fase può essere rappresentata dalle assunzioni: l’azienda dovrà infatti assicurarsi di avere un numero sufficiente di collaboratori con le adeguate competenze per supportare la crescita del progetto imprenditoriale. È evidente come il recruiting rappresenti una pesante voce di costo che rischia di aumentare velocemente il burn rate del capitale.

In questa fase, l’espansione del business porta a una valutazione delle startup che si aggira tra i 750 mila e gli 1,2 milioni di euro. Conseguentemente anche il valore medio dei round di finanziamento tenderà a salire attestandosi s valori che vanno dai 100 mila ai 500 mila euro. È bene sottolineare che nella fase di seed i round di raccolta possono essere molteplici, proprio perché l’azienda si troverà in un momento di espansione e rafforzamento interno e dovrà fronteggiare le numerose spese legate alle assunzioni e alle attività di marketing e comunicazione. Sarà allora fondamentale che l’imprenditore sia in grado di enfatizzare le qualità del proprio team e di mostrare i risultati positivi dei primi riscontri sul mercato, in modo da tenere alta la fiducia degli investitori. Buona prassi è anche quella di individuare trovare delle aziende simili alla propria su scala internazionale, i cosiddetti comparable, da utilizzare come benchmark per validare e sostenere i propri risultati.


Early Growth: verso una crescita felice

Superati i primi test sul mercato e potenziata la squadra, l’azienda si trova adesso a dover affrontare una fase più matura del business che preveda un’espansione almeno a livello nazionale. È evidente che tutte le metriche raccolte, i risultati ottenuti e quelli che verranno dovranno sostenere la credibilità di un unico macro obiettivo, ossia la scalabilità del business. Solamente attraverso la proiezione di dinamiche di crescita l’azienda potrà continuare a guadagnarsi la fiducia degli investitori e assicurarsi i capitali necessari per resistere sul mercato.

A questo fine sarà essenziale che la startup sia in grado di collezionare tutte quelle informazioni essenziali sul business da rivendere agli investitori e ai consulenti finanziari, attraverso un processo di aggiornamento costante sull’andamento del progetto imprenditoriale. Queste informazioni saranno infatti lo strumento attraverso il quale nuovi round di raccolta saranno possibili e grazie ai quali gli investitori decideranno se concedere o meno fiducia all’azienda. In questa fase, le raccolte in equity crowdfunding raggiungono livelli piuttosto elevati che si attestano tra i 500 mila e gli 1,2 milioni di euro, arrivando a toccare anche picchi di oltre 3 milioni di euro. È evidente quindi che quanto più gli investitori avranno la possibilità di valutare una startup in base ai dati forniti, tanto più sarà probabile che decidano di sostenerla.

In questo contino processo di valutazione e rivalutazione la startup continuerà il proprio processo di crescita, fin quando non sarà sufficiente matura per affrontare l’ultimo round di funding ed affrontare quindi l’ultima fase, quella dell’ Exit.

LEGGI ANCHE: COSA FARE E QUALI ERRORI EVITARE IN UNA CAMPAGNA DI EQUITY CROWDFUNDING