L’Europa riduce le distanze con gli USA sul venture capital. Colpisce in particolare la crescita del Corporate Venturing. Di cosa stiamo parlando? Conosciamo meglio questo strumento.
Cresce il Venture Capital, nonostante l’inflazione
Il 2021 è stato un anno record per il venture capital europeo. Il primo semestre 2022 non sembra essere da meno. Nonostante la guerra, l’inflazione e le politiche monetarie restrittive.
Sono più di 25 i miliardi finora investiti. In testa alla classifica troviamo il Regno Unito (8,5). Segue da vicino la Francia (4,7). Secondo l’Osservatorio Growth Capital, il mercato europeo è meno volatile di quello statunitense. Con qualche aggiustamento nel lungo periodo, gli investimenti dovrebbero quindi tenere.
Il venture capital italiano sfiora in queste settimane il miliardo di euro. Quasi il 50% in più rispetto al primo semestre 2021. I settori più richiesti? Ovviamente Biotech, Green, Fintech e Food&Agriculture.
Tra tutti, si sono distinti quelli legati al Corporate Venturing. Con investimenti in Italia e all’estero.
Il trend è peraltro internazionale. Nel 2021 sono stati investiti quasi 170 miliardi di dollari. Secondo Accenture Italia e AIF, più del doppio del risultato (già eccellente) del 2020.
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Cos’è il Corporate Venturing
La finanza alternativa è sempre più rilevante nel finanziamento dell’innovazione. Il Corporate Venturing è una delle possibilità a disposizione delle imprese. E la sua importanza è destinata ad aumentare.
Il Corporate Venturing implica un investimento diretto. Spesso con ingresso in quota di minoranza nel capitale sociale. Da una parte abbiamo infatti le imprese consolidate. Dall’altra, startup o PMI altamente innovative.
L’obiettivo di questi investimenti è pura strategia. L’impresa matura punta all’accesso a nuove tecnologie. O competenze. Se non proprio modelli di business. Tutt’altro, quindi, rispetto al venture capital. Attraverso cui otteniamo “solo” rendimenti economici.
Ma non è l’unica differenza.
Il Corporate Venturing si può strutturare su tre modelli:
- Balance Sheet: l’investimento è gestito dal team aziendale;
- General Partner: il deal è portato a termine da un fondo captive di venture capital;
- Limited Partner: l’impresa è solo uno degli investitori legati a un fondo VC esterno.
Il livello di engagement può essere quindi molto diverso. Tuttavia, non parliamo di un’operazione one-shot.
Il Corporate Venturing è diluito nel tempo. A differenza del VC, non ci sono infatti vincoli contrattuali. Può avvenire in diversi round, anche non definiti a priori.
In questo modo l’impresa può osservare la crescita effettiva della start-up. E regolarsi di conseguenza.
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Tutti i Benefici
Grazie al Corporate Venturing crescono gli investimenti in innovazione.
È interessante notare che soprattutto le PMI lo utilizzano. La formula è particolarmente congeniale. Il rischio è più contenuto rispetto a una spesa interna di R&S. Ma i risultati sono gli stessi.
Sappiamo che le aziende che innovano hanno un conto economico migliore. Che le porta su un sentiero di crescita anche dimensionale.
Questo può avvenire anche tramite Corporate Venturing. A patto che l’impresa riesca a integrare l’innovazione nei suoi processi.
D’altra parte, il Corporate Venturing conviene anche alle start-up. Il vantaggio più ovvio e immediato è l’aumento di capitale. Ma ci sono altri benefici indiretti.
L’impresa matura infatti porta nell’investimento know how. Soprattutto conoscenza del settore.
Tutti punti di forza che accrescono il valore della start-up.