Il 2023 sarà un anno all’insegna dell’incertezza, mentre questo 2022 si chiude tra luci e ombre. Abbiamo chiesto all’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano di tracciare un quadro sull’andamento dell’equity e lending crowdfunding in Italia, cercando anche di capire che cosa attende il settore nei prossimi mesi.
Di seguito la nostra intervista al ricercatore Matteo Conti, che – all’interno dell’osservatorio coordinato dal prof. Giancarlo Giudici – lavora proprio sulla costante misurazione del crowdfunding nazionale.
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Com’è andata finora la raccolta complessiva 2022?

“Alla data del 31 ottobre 2022, la raccolta annuale tramite equity crowdfunding era pari a €105,8 milioni da 143 campagne concluse con successo. Se andiamo a confrontare questo dato con il corrispettivo temporale del 2021 troviamo €108,7 milioni da 165 campagne concluse con successo. Il 2021 ha visto poi chiudere l’anno con una raccolta totale di €148,6 milioni, con un contributo importante fornito durante il mese di dicembre. È lecito pensare che, anche in seguito alle modifiche avvenute nel contesto macroeconomico europeo e globale, i valori che vedremo alla fine di quest’anno saranno complessivamente inferiori rispetto a quelli del 2021.
Per quanto riguarda il lending, la raccolta durante il primo semestre 2022 è stata pari a €95,9 milioni, contro i €76,3 milioni del corrispettivo periodo un anno prima e gli €89,7 milioni del secondo semestre 2021, registrando un trend positivo di crescita, che potrebbe vedere un rallentamento o, nello scenario peggiore, un’interruzione sempre a causa della situazione attuale a livello macroeconomico”.
Rimanendo sul volume di raccolta, a quanto potrebbe arrivare tutto il settore entro fine anno?
“Complessivamente la raccolta via crowdinvesting (equity+lending) dovrebbe raggiungere valori vicini ma inferiori a quelli del 2021, che è stato l’anno record per questo tipo di strumenti di investimento alternativi. Tuttavia, stiamo ancora parlando di volumi molto piccoli in termini monetari, soprattutto se paragonati ad altri strumenti, sia tradizionali sia non. Un esempio sono i minibond, che hanno raccolto nello stesso periodo più di mezzo miliardo di euro. Ciononostante, gli strumenti del crowdinvesting risultano un’opzione valida e percorribile per molte PMI italiane e soprattutto per le startup innovative”.
Quali sono le piattaforme che hanno raccolto di più quest’anno, sia in equity, sia in lending?
“Per l’equity non specializzato Mamacrowd e CrowdFundMe hanno raccolto di più, rispettivamente 22.7 e 20.7 milioni di euro. Mentre per quanto riguarda l’equity immobiliare, la coppia di testa è formata da Walliance con 21.2 milioni e Concrete Investing con 14.8.
Guardando al lending e fino al 30 giugno di quest’anno, le principali piattaforme non immobiliari sono state October (anche se in questo caso parte della raccolta non viene propriamente dal crowd) ed EvenFi. In campo lending immobiliare, infine, troviamo Rendimento Etico, Recrowd e Trusters. Da notare come quest’ultima sia stata recentemente acquisita da CrowdFundMe”.
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’osservatorio, nel 2022 l’equity crowdfunding ha per la prima volta ridotto la raccolta complessiva. A quanto potrebbe ammontare la flessione? Come mai?
“Possiamo attenderci un importo totale di raccolta inferiore rispetto al 2021, con una riduzione stimata di circa 20 milioni di euro. Ci sono diverse ipotesi che potrebbero spiegare questa flessione. In primis e come già detto, c’è il contesto macroeconomico europeo e mondiale. Contesto che, dopo la pandemia, aveva dato segni di ripresa ma si è poi trovato a fronteggiare le problematiche legate alla guerra in Ucraina, con un rincaro dei prezzi di molti beni di primo consumo, dei carburanti, di molte componentistiche e così via. Rincari che hanno trainato un notevole incremento dell’inflazione. Conseguentemente, i tassi d’interesse sono cresciuti. Le condizioni iniziali del sistema sono cambiate ed è quindi normale un effetto anche sugli investimenti alternativi.
Una seconda motivazione è legata ai numeri del 2021, anno che ha visto la fine delle restrizioni legate alla pandemia e che hanno non di poco frenato l’economia. È molto probabile che alcune campagne che erano pronte per essere lanciate nel corso del 2020, abbiano di fatto atteso un anno per vedere la luce. Di conseguenza i numeri in crescita del 2021 potrebbero in qualche modo aver beneficiato anche di una certa percentuale di campagne che avrebbero dovuto svolgersi un anno prima, ma che di fatto sono state rimandate al 2021”.
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Il numero delle piattaforme di crowdfunding è aumentato o diminuito nel 2022?
“Se alla data del 30 giugno 2022, il ‘registro crowdfunding’ delle piattaforme equity autorizzate sul sito della Consob segnava 51 portali autorizzati, a inizio dicembre il numero delle piattaforme si è ridotto a 49. Al contrario, il numero delle piattaforme lending aperte alle PMI è passato dalle 21 recensite lo scorso 30 giugno, alle attuali 30”.
Possiamo attenderci dei fenomeni di concentrazione tra le piattaforme italiane nei prossimi mesi?
“Sì, è lecito aspettarsi una concentrazione del mercato. L’innesco è l’entrata in vigore del regolamento sugli European Crowdfunding Service Providers, che sarà pienamente operativo dall’11 novembre 2023. Le piattaforme italiane dovranno organizzarsi per fronteggiare la concorrenza delle piattaforme estere, soprattutto di quelle del Regno Unito, il paese leader in Europa”.
Che cosa possiamo aspettarci per il 2023 in termini di raccolta complessiva? All’interno del segmento, l’equity crowdfunding continuerà a calare?
“Molto dipenderà dal contesto macroeconomico. Non è possibile prevedere cosa accadrà da qui a un anno in termini di volumi. Anche la situazione a livello nazionale è da monitorare, soprattutto nel caso in cui vengano varate nuove misure che vadano a favorire o sfavorire l’utilizzo di questo tipo di strumenti. È comunque bene ricordare che il 2023 sarà l’ultimo anno di regime transitorio, prima della piena adozione del regolamento ECSP: sarà più interessante andare a vedere l’andamento del mercato tra due anni, cioè a fine 2024, per vedere cosa sarà cambiato, sia in termini di player attivi, sia in termini di volume di raccolta e numero di campagne”.
articolo a cura di Luca Francescangeli