Di anno in anno il numero di campagne di equity crowdfunding che vengono lanciate sulle apposite piattaforme cresce esponenzialmente, e con esso il volume degli investimenti a supporto dei progetti di startup e imprese innovative protagoniste del settore.
Proprio in un settore come quello dell’innovazione appare di primaria importanza che le aziende siano in grado di tutelare la proprietà intellettuale di progetti e prototipi attraverso lo strumento dei brevetti.
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Brevetti: perché sono così importanti
Nonostante la protezione della proprietà intellettuale rappresenti un asset fondamentale per tutte le imprese, e in particolar modo per quelle che concentrano il proprio business nel settore dell’innovazione, la media delle aziende italiane che tutelano la proprietà intellettuale è ancora piuttosto bassa, soprattutto tra le realtà imprenditoriali medio-piccole.
Per quanti si affacciano al fundraising attraverso operazione di equity crowdfunding, poi, tale forma di tutela assume una portata ancora più importante e dalla duplice valenza. Da una parte, infatti, brevettare le proprie invenzioni costituisce una protezione per lo sviluppo del business che da queste può scaturire, dall’altra un prodotto brevettato si costituisce per i potenziali investitori come una garanzia rispetto alla bontà del prodotto stesso.
Un diritto di proprietà industriale, inoltre, trasforma chi ne è detentore nell’unico soggetto accreditato allo sfruttamento commerciale dello stesso, con i chiari vantaggi economici che questo comporta.
Un altro aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che se da una parte le piattaforme di crowdfunding rappresentano una vetrina eccezionale per prodotti, progetti e processi delle aziende, dall’altra proprio questa esposizione può trasformarsi in un boomerang qualora quanto presentato sulle piattaforme non fosse tutelato dalla proprietà intellettuale. È facile comprendere infatti come un’idea vincente potrebbe facilmente essere replicata da soggetti terzi in assenza di adeguata protezione.
È quindi di fondamentale importanza che disegni, progetti e brevetti vengano tempestivamente depositati prima ancora di essere resi noti al mercato, in ragione del fatto che la loro divulgazione potrebbe costituire un impedimento insuperabile ad una brevettazione successiva, venendo di fatto a mancare l’elemento della novità.

Come sottolinea Giovanni Zappatore, CEO di BionIT Labs, “spesso le aziende che scelgono la strada del crowdfunding presentandosi in campagna con prodotti hardware, non danno sufficiente importanza alla tutela della proprietà intellettuale. Proprio in questo campo, invece, la proprietà intellettuale costituisce un asset fondamentale dell’azienda, risultato dell’accumulo di know-how del team che si concretizza in soluzioni effettivamente ingegnerizzabili e quindi commercializzabili.
È chiaro, tuttavia, che un brevetto da solo costituisce una tutela limitata della proprietà intellettuale dell’azienda, in quanto è molto probabile che perlomeno i competitor più strutturati dispongono degli strumenti necessari per aggirarlo. E’ pertanto fondamentale avere un piano di tutela della proprietà intellettuale ben strutturato, che comprenda diversi elementi, possibilmente relazionati fra loro in modo da creare una zona “cuscinetto” molto più complessa da abbattere dai competitor.
La velocità di innovazione, unita ad un piano IP ben strutturato, possono quindi essere sicuramente considerati dei fattore distintivi che aumentano le probabilità di successo a lungo termine di una startup hardware – chiaramente se relativi ad un prodotto che risponde ai reali bisogni del mercato.”
Uno dei settori in cui i brevetti costituiscono un asset fondamentale per le startup è sicuramente quello biotech/medtech, come sottolineato da Massimo Papale, co-fondatore di FLUIDIA. “I prodotti sviluppati da questa tipologia di aziende mirano ad un mercato estremamente regolamentato, caratterizzato da numerose barriere in ingresso e alto tasso di competitività, che esige pertanto un’attenta pianificazione di tutte le attività.
Per una startup biotech/medtech non conta solo avere un buon prodotto ma anche uno o più brevetti che ne tutelino il riconoscimento e ne favoriscano l’immissione in un mercato globale che, come è diventato palese a causa della pandemia COVID-19, si presenta articolato e complesso. Basti pensare a tutti i nuovi diagnostici, farmaci e ora vaccini, autorizzati e commercializzati nell’ultimo anno per fronteggiare la pandemia.

È chiaro quindi che, per puntare ad un successo duraturo, una fetta considerevole dei capitali raccolti da startup biotech/medtech durante una operazione di fundraising, dovrà essere necessariamente usata per la protezione della proprietà intellettuale di modo che, se il prodotto si rivelerà efficace ed efficiente, la possibilità di distribuirlo in esclusiva nel mondo potrà garantire il reale interesse dei grandi player operanti nel settore”.
La raccolta di finanziamenti destinati all’attività d’impresa non è compito facile. Ancor meno lo è nel caso di pmi e start-up, quando l’attività è poco più di un progetto appena abbozzato e la concorrenza tra imprese si svolge soprattutto sul piano dell’innovazione tecnologica, estetica e qualitativa. Come spiegato da Niccolò Ferretti dello studio Nunziante Magrone nell’intervista raccolta da Italia Oggi, «Nell’ambito dell’equity crowdfunding, non è sufficiente dimostrare di avere avuto una brillante idea di business, ma, anzitutto, è fondamentale avere provveduto a proteggerla attraverso strumenti adeguati. Difatti, dal momento che gli investitori, tramite portali autorizzati e regolamentati, acquistano un titolo di partecipazione nell’impresa in cambio del finanziamento, hanno interesse a che il loro investimento sia salvaguardato anche nel medio-lungo termine».
Come funziona la tutela della proprietà intellettuale
Cerchiamo di capire meglio come funziona il sistema dei brevetti.
Partendo dalla durata, è bene sapere che un brevetto per modello di utilità ha una durata di dieci anni; la tutela arriva a vent’anni, invece, per i brevetti relativi a invenzioni industriali. Bisogna tenere presente che per i brevetti vale il principio della territorialità, ciò significa che la proprietà intellettuale viene tutelato esclusivamente all’interno dello Stato in cui il brevetto viene concesso. Va da sé che per ottenere tutele su larga scala occorrerà attivare il brevetto a livello internazionale.
L’essere in possesso di un brevetto comporta anche vantaggi dal punto di vista della tassazione. È infatti possibile accedere ad una serie di agevolazioni fiscali, come ad esempio il Patent Box, il regime di tassazione agevolata che consente a tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa la parziale detassazione dei proventi derivanti dallo sfruttamento di brevetti industriali, marchi e software protetto da copyright.
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Specularmente è importante sapere che la protezione della proprietà intellettuale rappresenta anche un’importante voce di spesa per le aziende che decidono di dotarsene. Anzitutto bisogna considerare i costi per continuare ad investire in innovazione e a questi aggiungere le voci di spesa relative alla brevettazione e l’eventuale estensione a più paesi che, come abbiamo visto, non è automatica. Inoltre sarà sempre opportuno verificare l’assenza di diritti anteriori di terzi che potrebbero essere di ostacolo alla concessione del proprio brevetto, con tutti i costi che questo comporta.
Chiaramente, oltre alle spese direttamente collegate a queste attività, andranno considerati i costi relativi all’attività dei professionisti cui l’impresa dovrà affidarsi per seguire il buon esito della concessione del brevetto.
La protezione della proprietà intellettuale rappresenta, in ultima analisi, un asset fondamentale per tutte quelle imprese che, facendo dell’innovazione il proprio cardine, si trovino nella necessità di presentarsi al pubblico di potenziali investitori offrendo garanzie circa l’affidabilità del proprio prodotto e la scalabilità del proprio business.