Glass to Power ha sviluppato una tecnologia altamente innovativa, unica sul mercato e brevettata, che sfrutta i concentratori solari luminescenti per trasformare la luce del sole in energia a partire dalle nanoparticelle. Rispetto ai normali pannelli fotovoltaici, che capacità hanno i vetri di Glass to Power? E come può essere sfruttata l’energia generata in ottica di sostenibilità degli edifici?
L’energia che siamo in grado di generare varia a seconda della forma e della dimensione delle vetrate e a seconda della quantità di nanoparticelle che andiamo a disciogliere nel PMMA. Però, facendo un ragionamento medio, diciamo che riusciamo a fare tra i 15 ed i 20 Watt/mq. Quindi una resa molto più bassa rispetto ai normali pannelli fotovoltaici che però intercettano la totalità della luce incidente. L’energia viene poi sfruttata esattamente come se fosse generata da comuni pannelli fotovoltaici e quindi attraverso un normalissimo impianto fotovoltaico (fatti di connettori, inverter, diodi ecc… fino all’allaccio in rete).
Avete già stretto accordi con aziende o industrie interessate ad integrare la tecnologia LSC nei loro prodotti? E quali sono le prospettive di mercato per gli zero Energy buildings, soprattutto in Italia?
Abbiamo sottoscritto una serie di manifestazioni di interesse e stiamo negoziando la collaborazione con un produttore di facciate internazionale.
Il totale del mercato “BIPV systems” si prevede che possa crescere da una base di fatturato globale di circa $3bn nel 2018 a circa $5.7bn nel 2023, per raggiungere gli $11.6bn entro il 2027, in accordo con il report di n-tech Research dell’agosto 2018.
In Italia si tratta di un mercato ancora giovane, ma come evidenzia l’Osservatorio nZEB dell’ENEA, i numeri stanno crescendo rapidamente: la stima al 30 giugno 2018 è di 1.400 edifici nZEB in tutta Italia, contro i 600 censiti nel 2107. Inoltre oltre 130 edifici pubblici, prevalentemente non residenziali, saranno ristrutturati a livello nZEB verosimilmente prima del 2020, a fronte di incentivi nazionali e regionali erogati.
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Siete partiti con un capitale iniziale di 300k euro, una cifra notevole per uno uno spin-off universitario. Qual è stata l’evoluzione finanziaria di Glass to Power e quali risultati avete raggiunto finora?
Nel 2016 siamo appunto partiti con 300K € da 11 soci fondatori. A luglio 2017 abbiamo fato un primo aumento di capitale di altri 300K €; nel luglio 2018 abbiamo realizzato un secondo aumento di capitale in crowdfunding raccogliendo 2.250K €. Da Trentino Sviluppo abbiamo raccolto un fondo perduto di 1.150K € per la realizzazione della Nanofarm di Rovereto; nel 2019-2020 abbiamo raccolto altri 1.100K € con un terzo aumento di capitale; ora stiamo facendo il quarto aumento di capitale in crowdlisting con un floor di 1M € ed un CAP di 5M € (al momento siamo a circa 1,2M € raccolti).
Oltre a numerosi e importanti premi e riconoscimenti internazionali, il vetro fotovoltaico di Glass to Power ha ottenuto la certificazione di prodotto IEC 61730 e il marchio CE per la vendita sul mercato mondiale. Dove e come è organizzata l’attività per la produzione delle nanoparticelle e dei vetri?
La produzione di nanoparticelle è a Rovereto ed è il core business di Glass to power. Il PMMA (ovvero le lastre di plexiglass con disciolte le nostre nanoparticelle) sono realizzate da Roehm, nostro partner industriale; tutte le vetrocamere da altri partner come ad esempio Piave Vetro o Union Glass per citarne due. Ma in futuro aumenteranno soprattutto attraverso l’internazionalizzazione.
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Dopo il successo dei primi due round di crowdfunding, Glass to Power è di nuovo in campagna su Opstart – la seconda società a seguire il percorso Crowdlisting® sulla piattaforma – e ha già raccolto ottimi risultati. Perché avete scelto questo strumento di finanziamento?
Per due motivi essenziali: il primo perché volevamo offrire una way-out chiara a tutti i nostri piccoli azionisti in crowdfunding che hanno creduto in noi già dal 2017/18. Inoltre perché un crowdlisting ci permette di essere valutati e presi in considerazione da investitori istituzionali oltre che dal “crowd”, in modo da avere più possibilità di raggiungere il CAP.
La soluzione proposta da Glass to Power è unica nel suo genere e punta a rivoluzionare il settore dell’edilizia. Per quali altre ragioni un investitore dovrebbe credere nel progetto e unirsi al team in qualità di socio?
Per molti altri motivi: i principali sono legati al nostro prodotto che è green ed è focalizzato alla realizzazione di edifici ZEB; per il focus sulle smart cities e sulle smart grid; perché trattandosi di una soluzione disruptive questa società ha un’enorme potenzialità di sviluppo e quindi di crescita del suo valore.