Il 10 novembre è ormai alle spalle. Di fatto è stato un vero e proprio d-day per il crowdfunding in Italia, così come nel resto dell’Unione Europea. A distanza di qualche giorno, è arrivato il momento di fare il punto sulla situazione, particolarmente caotica nel nostro paese, visto il ritardo italiano nell’adozione del regolamento europeo sugli European Crowdfunding Service Providers (ECSP).
Partiamo dalla scorsa estate. A giugno 2023, il Politecnico di Milano aveva censito 75 piattaforme in Italia: 48 portali di equity crowdfunding e 27 specializzati nel lending dedicato ad aziende oppure a progetti di real estate.
Le piattaforme autorizzate in Italia
Dopo il 10 novembre, il quadro nazionale è radicalmente differente. Le autorizzazioni arrivate entro lo scorso venerdì riguardano solo 11 piattaforme (12 se consideriamo anche Evenfi, che però ha ottenuto la licenza in Spagna). Si tratta nella quasi totalità di player già esistenti, che potranno quindi continuare a raccogliere in continuità.
Tra questi spiccano le due piattaforme generaliste di equity crowd che raccolgono di più nel nostro mercato: Mamacrowd e Crowdfundme. Ci sono poi Ener2crowd, specializzato in progetti in ambito green ed energetico, e Yeldo Crowd. Entrambi sono stati seguiti dallo studio legale Avvocati.net e opereranno offrendo sia campagne di equity, sia di lending, sfruttando appieno le opportunità offerte dalla nuova normativa europea.
Entrambi opereranno offrendo sia campagne di equity, sia di lending, sfruttando appieno le opportunità offerte dalla nuova normativa europea. A proposito di Europa, la piattaforma Doorway, contestualmente all’ottenimento della licenza nazionale, ha annunciato anche l’avvio delle attività in un altro paese comunitario, il Belgio. Anche il portale Back to work, partecipato da Intesa San Paolo, rientra nel ristretto club degli operatori che sono riusciti a ottenere l’autorizzazione sul filo di lana.
Guardando al settore immobiliare, sono ora autorizzate anche Rendimento Etico e Walliance. In particolare quest’ultima ha ottenuto anche la licenza da società di intermediazione mobiliare (SIM): “In estrema sintesi significa che la raccolta di capitali sotto-soglia, cioè entro i 5 milioni di euro, avviene con la licenza crowdfunding, mentre sopra-soglia con la licenza SIM”, ha spiegato il CEO Giacomo Bertoldi.
Ricordiamo, inoltre, il primo drappello di piattaforme autorizzate. Era la fine di ottobre e comprendeva tre player: Fundera, Concrete Investing e il nuovo operatore Buildbull.
Ultimo ma non ultimo, c’è chi nelle more di questo epocale passaggio normativo ha modificato la propria modalità di raccolta, abbandonando – sembra temporaneamente – il crowdfunding, tornando al buon vecchio club deal. È il caso di Italy Crowd.
La situazione in Europa
Secondo il professore Karsten Wenzlaff dell’università di Amburgo le piattaforme europee autorizzate alla data del 10 novembre sono 92. Di queste, nove dichiarano di voler raccogliere in tutti e 27 i paesi dell’Unione, mentre altre ancora hanno nel mirino cinque o più mercati. Inoltre, il volume maggiore di autorizzazioni è stato concesso da Spagna e Francia. Mentre la Germania, al momento, ha concesso una sola autorizzazione. Decisamente i tedeschi sembrano andare più lenti di noi italiani su questo fronte…
L’elenco delle piattaforme autorizzate dovrebbe ampliarsi nelle prossime settimane, in attesa del rilascio di eventuali nuove autorizzazioni nazionali da parte di Consob. Continueremo a seguire gli sviluppi. Se volete inviarci una segnalazione, basta scrivere qui: lucafrancescangeli@hotmail.com