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Trend e Ispirazioni sull’equity crowdfunding

Normativa Equity Crowdfunding in Italia: com’è regolamentato il settore

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L’abbiamo già detto. Ma non ci stancheremo mai di riperterlo. Sull’equity crowdfunding, l’Italia è apripista. La nostra normativa sul crowdfunding è stata la prima in Europa. Compie 10 dieci anni proprio ora. Con regole certe, il mercato fiorisce. Conosciamole meglio!

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La basi della normativa italiana sull’equity crowdfunding

Il 2012 è considerato l’anno zero per il crowdfunding italiano. Con il Decreto Crescita Bis (n. 179/2012) veniva introdotto il concetto di «start-up innovative e a vocazione sociale». Due nuove forme societarie. Per cui venivano disposte agevolazioni e semplificazioni. In particolare, gli viene riconosciuta la possibilità di finanziarsi tramite crowdfunding. Soprattutto equity. 

Così facendo, il decreto va a modificare il Testo Unico della Finanza (n. 58/1998). Detto anche TUF, il testo norma il mercato finanziario e bancario. Tre gli articoli introdotti per l’equity crowdfunding: 

  • 1, comma 5-novies: «portale per la raccolta di capitali»;
  • 50-quinquies: «gestione di portali per la raccolta di capitale»;
  • 100-ter: «offerte attraverso portali per la raccolta di capitali».

La normativa italiana parte dunque definendo i portali equity-based. Nelle finalità e nei meccanismi di funzionamento. Con l’obiettivo di tutelare l’investitore, soprattutto se non professionista. Ma anche il mercato stesso. Al fine di proteggerne la crescita. Sempre per questa ragione, il Decreto Crescita Bis introduce un nuovo soggetto. Alla Consob infatti viene affidata la regolamentazione del settore. In modo da creare un set di norme organico e flessibile. Nasce così il quadro normativo italiano per l’equity crowdfunding.

Modifiche al TUF: la graduale estensione della platea

Nel 2014, il d.l. n. 83 allarga il perimetro delle start-up innovative a quelle turistiche. Poco dopo, il Decreto Investment Compact (n. 3/2015) interviene nuovamente sulla normativa. Aprendo il crowdfunding alle «PMI innovative». Ma anche agli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e alle società che investono prevalentemente in start-up e PMI innovative. 

Nel 2017 cade anche l’ultimo ostacolo. Grazie alla Legge di Bilancio (n. 232/2016), tutte le  PMI possono accedere all’equity crowdfunding. Si modifica conseguentemente il TUF. Così come lo possiamo leggere oggi. 

Fu davvero una decisione epocale. L’industria italiana è costituita principalmente da piccole e medie imprese. La nuova normativa diede subito un booster al sistema. Tra i principali effetti, la crescita del Real Estate Equity Crowdfunding.

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Il Regolamento Consob

Il coinvolgimento della Consob inizia con il Decreto Crescita Bis. Ad oggi, tutti i suoi interventi sono stati preceduti da pubbliche consultazioni. Per allineare la regolamentazione alle pratiche di mercato. 

Il primo Regolamento Consob viene emanato nel 2013 (delibera n. 18592). L’estensione della platea di imprese impone però subito un suo aggiornamento. Una revisione che si chiude tre anni dopo, nel 2016 (delibera n. 19520). L’anno successivo interviene sulla materia la Legge di Bilancio. Neanche a farlo apposta!

Il testo è stato ulteriormente ritoccato nel 2019 e nel 2020. Nel secondo caso, l’occasione fu il cosiddetto «correttivo MiFID». Il d.lgs. n. 165/2019 aveva infatti modificato l’articolo 50-quinquies del TUF. In particolare, vennero semplificati i requisiti patrimoniali per i portali. Il Regolamento Consob fu aggiornato di conseguenza.

Nel primo caso invece, le modifiche furono più sostanziali. Ricordiamo alcune delle novità più rilevanti: 

  • L’introduzione delle bacheche online sui portali; 
  • L’apertura del settore a emittenti esteri;
  • L’introduzione per le PMI dell’offerta di mini-bond.

Ma non finisce qui la storia. A novembre 2021 entra finalmente in vigore il Regolamento sugli European Crowdfunding Service Providers. Entro quest’anno gli Stati Membri dovranno adeguare la propria normativa. E la Consob avrà un ruolo centrale. Stay tuned!

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