Se sei alla ricerca di finanziamenti per la tua azienda avrai già sperimentato come l’accesso al credito sia una faccenda tutt’altro che semplice.
Le banche probabilmente potrebbero considerare un prestito verso la tua startup come troppo rischioso e trovare business angels disposti ad aiutarti non è sempre facilissimo.
Un’alternativa però esiste, e si chiama equity crowdfunding.
Che tu lo conosca già o ne abbia solo sentito parlare, è bene conoscerne i princìpi base e il funzionamento
Equity crowdfunding, come funziona
L’equity crowdfunding è una forma specifica di raccolta fondi attraverso cui gli investitori aderiscono al finanziamento di progetti imprenditoriali acquisendo quote societarie (equity) delle startup o PMI che hanno deciso di sostenere.
Per finanziare queste aziende gli investitori dovranno passare da specifiche piattaforme online accreditate dalla Consob e alla fine dell’operazione saranno soci a tutti gli effetti.
L’investimento darà quindi diritto a ottenere eventuali rendimenti futuri o a realizzare delle plusvalenze attraverso la cessione delle proprie quote di partecipazione.
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Tutto semplice? Non proprio.
Anzitutto devi sapere che l’equity crowdfunding è uno strumento “all or nothing”, questo vuol dire che nel momento in cui decidi di lanciare una campagna devi essere consapevole del fatto che le somme raccolte entreranno effettivamente in tuo possesso solo se sarà stato raggiunto l’obiettivo minimo di raccolta.
Tieni anche presente che l’avvio di una campagna non è un’operazione a costo zero: sarà necessario preparare la documentazione necessaria con l’ausilio di esperti consulenti e si dovrà stanziare un adeguato budget per le operazioni di marketing, comunicazione e promozione.
La buona notizia è queste spese possono essere coperte grazie ad importanti agevolazioni.
Per chi è adatto l’equity crowdfunding?
Spesso si ritiene che la raccolta di finanziamenti “dal basso” sia riservata esclusivamente a quelle aziende che operano nel settore dell’innovazione tecnologica.
In realtà in molti Paesi, e in modo particolare in Italia, la legislazione consente l’accesso alla raccolta di capitali in equity crowdfunding tanto alle startup innovative (attive in moltissimi settori e non solo in quello tecnologico), quanto alle piccole e medie imprese.
Benefici e rischi dell’equity crowdfunding
Il primo vantaggio dell’equity crowdfunding è sicuramente quello di offrire la possibilità di raccogliere cifre considerevoli in un lasso di tempo relativamente breve: considerando non solo la finestra di raccolta ma anche le attività propedeutiche e successive al lancio della campagna possiamo considerare che in media siano necessari all’incirca sei mesi per entrare nella disponibilità dei fondi.
Inoltre c’è da considerare il fatto che le piattaforme online consentono di presentare il progetto contemporaneamente a una molteplicità di investitori, mentre i canali tradizionali obbligherebbero a incontrare i finanziatori singolarmente.
Infine un ulteriore vantaggio consiste nel fatto che attraverso questa forma di cessione delle quote di partecipazione si mantiene comunque il controllo dell’azienda dato che i soci, pur godendo di specifici diritti, non detengono quote di maggioranza.
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Tra i rischi per chi decide di optare per questa forma di finanziamento c’è, come abbiamo visto, la possibilità che la campagna non vada a buon fine e che quindi non si possa contare sull’afflusso di capitali sperato.
Inoltre va considerato che l’accesso agli investimenti è “democratico”, ossia aperto a ogni investitore anche con cifre molto basse. Questo può comportare che i nuovi soci siano in gran parte investitori poco esperti e che quindi si abbia a che fare con un profilo di investimento poco qualificato, ossia non in grado di effondere cifre considerevoli, né di costituirsi come mentore per l’utilizzo dei capitali raccolti.
Fortunatamente la legislazione italiana in materia, però, prevede che affinché una campagna si concluda con successo almeno il 5% dei fondi provenga da un investitore professionale. Ciò costituisce da un lato una garanzia per i piccoli investitori perché offre una sorta di certificato di qualità sulla bontà dell’investimento, e dall’altro un solido appiglio per imprenditori e founders.
Cosa ti serve per lanciare la tua campagna
Stai pensando che la tua azienda sia pronta per intraprendere questa grande avventura e potresti aver deciso che il crowdfunding è il modo migliore per ottenere il denaro di cui hai bisogno per far fare al tuo business un salto di qualità. Ma, prima di buttarti, hai verificato di essere davvero pronto per il crowdfunding?
Prima di tutto, devi valutare l’idoneità del tuo business rispetto al modello di crowdfunding. Anche se ci sono molte tipologie di imprese che possono avere successo, non tutti i business sono adatti a questo modello di finanziamento.
Molti founders tendono a focalizzarsi esclusivamente sul proprio prodotto, perdendo di vista altri fattori determinanti per una campagna di successo.
Essi ritengono che un buon prodotto sarà indubbiamente ben accolto dal mercato e questo è sufficiente per far salire a bordo gli investitori. Tuttavia, è necessario considerare tutta un’altra serie di fattori.
In particolare, per fare crowdfunding con successo, si dovrebbe:
- Aver già lanciato e testato il proprio prodotto;
- essere capaci di dimostrare di aver realizzato i primi guadagni e mostrare andamenti di crescita dell’azienda;
- Avere una prima community (composta da clienti o anche da una cerchia di amicizie e conoscenze) potenzialmente interessata a investire nel nostro business, seppur con piccole cifre;
- Avere raccolto preventivamente l’interesse di almeno qualche investitore professionale che possa garantire il buon esito della campagna.
Fatte queste valutazioni preliminari si potrà scendere ulteriormente in profondità per valutare se e quando avviare il nostro primo round di finanziamento
Avviare un round di finanziamento: gli aspetti da considerare
Maturità del business. Bisogna valutare a che livello si trovi la nostra impresa e se il nostro progetto di business sia ancora solo un’idea embrionale o abbia invece messo radici. I business già avviati hanno infatti percentuali di successo maggiori in una campagna di equity crowdfunding. Non serve avere un’azienda completamente avviata o modello di business già consolidato, è importante però poter lavorare almeno con dei prototipi o avere dei numeri e/o delle proiezioni in grado di supportare la pretesa di solidità del nostro progetto. Se mancassero questi requisiti l’azienda si troverebbe verosimilmente ancora in una fase early stage e probabilmente sarebbe preferibile optare per altre forme di finanziamento rivolgendosi a figure come quelle degli acceleratori d’impresa.
Piano d’azione. Si dice che gli investitori tendano ad entrare in una stanza all’indietro, tenendo sempre bene in vista la porta di uscita. Fuor di metafora, ciò significa che gli investitori vorranno conoscere quali siano i piani i tuoi piani per l’azienda, come tu intenda farla crescere e, in ultima analisi, quali siano le prospettive di ritorno economico per i capitali che loro avranno investito. In buona sostanza quello che ti serve è strutturare un solido business plan.
Tempistiche. In quanto tempo hai bisogno del denaro? Come abbiamo accennato la timeline di una campagna di equity crowdfunding non copre solamente qualche giorno. La fase di preparazione al lancio può richiedere dai 3 ai 4 mesi, e la fase di raccolta ne impegna almeno altri due. Al di sotto dei 6 mesi, quindi, è impensabile poter raggiungere un traguardo di finanziamento attraverso questo strumento.
Coinvolgimento. Abbiamo già accennato all’importanza dell’avere una community pronta a sostenere il nostro progetto. Altrettanto importante, però, è fare un’attenta valutazione del tempo che abbiamo a disposizione per dedicarci alla nostra campagna di crowdfunding. Non solo perché ci sono attività time consuming da portare avanti come la preparazione della documentazione, del pitch, degli adempimenti formali o della strutturazione della campagna di marketing. Accanto a tutto questo va tenuto chiaro in mente che anche la migliore strategia di promozione non potrà prescindere da un coinvolgimento in prima persona delle figure chiave dell’azienda. Pensare che una campagna cammini con le proprie gambe e che i founders possano limitarsi a concentrarsi sul prodotto e sul business è un errore di prospettiva che rischia di essere pagato a caro prezzo.
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Se sei arrivato fino a qui vuol dire che sei davvero motivato a dare una nuova possibilità alla tua azienda attraverso il crowdfunding, ma sei sicuro di essere davvero pronto? Mettiti alla prova con il nostro test.
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